Vivi e lascia vivere è il suo motto di vita. Come il titolo della fiction televisiva di Rai Uno con la pluripremiata Elena Sofia Ricci, in cui interpreta il timido Nicola nel dramedy familiare ambientato a Napoli. Sul terzo canale di Mamma Rai, l’attore genovese Riccardo Maria Manera è stato il protagonista maschile dell’innovativa serie Volevo fare la rockstar e sarà di nuovo nel cast della seconda stagione de Il silenzio dell’acqua su Canale 5. L’esperienza teatrale da bambino nel ruolo di Ninì, il cinema con Veronica Pivetti e la tivù, insieme a Luca Zingaretti e Margherita Buy, hanno contribuito ad arricchire il suo bagaglio attoriale in continua formazione. Perché per Manera non si finisce mai di imparare. Un sogno che il coronavirus non può uccidere? Il desiderio irrefrenabile di viaggiare e scoprire il mondo.
Ricordi ancora il tuo primo provino?
È passato tanto tempo, almeno vent’anni. Direi di no. Suppongo si sia svolto più o meno con le stesse modalità di quelli odierni. Solo che,essendo ancora un bimbo, ero molto imprevedibile.
Su Rai Uno sei nel cast della serie di successo Vivi e lascia vivere per la regia di Pappi Corsicato con Elena Sofia Ricci. Che esperienza è stata lavorare con loro sul set?
Un’esperienza che ha contribuito alla mia personale formazione di attore. Nei giorni che ho trascorso sul set poche volte ho recitato in scene accanto ad Elena Sofia Ricci ma, quando mi sono confrontato con lei lontano dalla macchina da presa, è stata una preziosa consigliera. Le indicazioni di Pappi Corsicato sono state fondamentali, ho cercato di farle mie per rappresentare al meglio l’idea di personaggio che aveva in mente. Le ho elaborate e, intervenendo con il mio lavoro, ne è venuto fuori il Nicola che vedete sul piccolo schermo ogni giovedì sera.
Ci parli del tuo personaggio nella fiction?
Nicola è un timidone, anche un po’ impacciato, se devo dirla tutta. È il migliore amico di Giada (Silvia Mazzieri, ndr) e con lei ha affrontato l’intero percorso di studi fino all’università. Qui frequenta un corso accademico diverso, però resta vicino alla ragazza per consigliarla al meglio durante la sua personale fase di riscoperta. Con se stessa e con la madre. È una sorta di grillo parlante, mi piace definirlo così.
Quante volte hai detto a te stesso “Vivi e lascia vivere”?
Praticamente sempre, sono un tipo che vive e lascia vivere parecchio.
In televisione hai debuttato con Incompreso affiancando Margherita Buy e Luca Zingaretti, al cinema con Né Giulietta, né Romeo insieme a Veronica Pivetti. Una bella gavetta.
La recitazione da bambino non la considererei. È stata piuttosto un gioco. Definirei “gavetta” le esperienze avute dopo la maggiore età, quelle sì che mi hanno aiutato a formarmi e continuano a farlo. Dopotutto nel mio mestiere non si finisce mai di imparare e studiare. È anche questo il bello, no?
Cosa ti spaventa della tua professione?
Senza dubbio la saltuarietà. Purtroppo non si lavora tutti i giorni dell’anno. Anche la provvisorietà mi spaventa molto. Ne è la dimostrazione il tilt che ha subito il settore dello spettacolo e chissà quando gli ingranaggi riprenderanno a ruotare. Non parlo solo degli attori, ma anche di tutte le maestranze che stanno dietro le quinte e sono la forza portante di un mondo straordinario.
Un episodio off e divertente dei tuoi inizi?
La memoria rimane labile perché, come dicevo prima, ne è passata di acqua sotto i ponti. Se non ricordo male, al provino finale per la miniserie Incompreso del 2002, alla domanda del regista Enrico Oldoini, che mi chiedeva se avessi piacere di prendere parte al progetto, risposi “se mi comprate la PlayStation!” .
Hai esordito a teatro con Pensaci, Giacomino!, commedia di Luigi Pirandello. Nel 1998 avevi solo 4 anni e interpretavi Ninì. Ti mancano il palcoscenico e il pubblico dal vivo?
È un mondo che paradossalmente conosco di meno perché l’ho vissuto da piccolo, ma da adulto non ho avuto la stessa fortuna e mi incuriosisce l’idea di ritornarci. Il contatto con gli spettatori è sicuramente più diretto perché sono lì, a pochi passi da te. Sì, tutto ciò mi manca.
L’industria dello spettacolo sta attraversando un grande momento di crisi a causa dell’emergenza sanitaria. Una delle soluzioni per andare avanti secondo te?
Sono state date tante possibili soluzioni, alcune plausibili, altre di più difficile realizzazione. Non me la sento di aggiungere altra carne sul fuoco. Forse si potrebbe usare il tempo di forzata inattività per scrivere copioni e sceneggiature ancora più innovative e originali.
Il Covid-19 non può uccidere i sogni. Qual è il tuo?
Tornare a viaggiare e a scoprire il mondo. Ma ho l’impressione che ci vorrà un po’.