Ieri era il quarantacinquesimo anniversario della morte di Sergio Ramelli, ucciso a Milano nel 1975 a colpi di chiave inglese da attivisti di Avanguardia operaia. A causa dell’emergenza sanitaria non sarà possibile deporre alcuna cerimonia, che però può esser fatta privatamente alla memoria di Sergio e di tutte le vittime dell’odio che insanguinò l’Italia in quei drammatici anni di piombo (Redazione)
Morti di serie A e di serie B perché non a tutti i defunti è concesso il ricordo. A pochi giorni dalla commemorazione del 25 aprile e quindi, dalle scomparse causate dalla Destra, ieri si è riproposto l’anniversario di un’altra morte, quella del giovane Sergio Ramelli alla quale però, non è concessa alcuna commemorazione riconosciuta a livello nazionale.
Ma andiamo per ordine. Sergio Ramelli fu un militante fiduciario del Fronte della Gioventù durante gli anni di piombo. Mai poteva immaginarsi quale atroce fine lo aspettava. Dei rispettabilissimi medici praticanti, all’epoca dei fatti studenti, decisero di porre fine alla sua vita.
All’interno del gruppo degli assassini e dei mandanti compare anche una donna, Brunella Colombelli, divenuta in seguito ricercatrice. Tutti militanti della sinistra extraparlamentare legati ad Avanguardia Operaia. I due carnefici, armati di chiave inglese, sfracassarono letteralmente il cranio di Ramelli che morì dopo una lunga agonia.
Ma perché ancora oggi è difficile parlare di Ramelli? La verità è semplice: è impossibile per chi ha sempre ripudiato la violenza, collegandola unicamente alla Destra, giustificare una morte causata dalla mano dell’antifascismo.
Tutti rammaricati, eppure convinti che Sergio Ramelli, più che vittima della Sinistra, fu una vittima di un’epoca storica dove davanti ad un avvenimento simile, non c’era sicuramente da meravigliarsi troppo. Assurdo, vero?
Ma anche oggi non c’è da meravigliarsi: stiamo parlando di antifascisti, quelli che darebbero la vita per la democrazia a patto che il parere espresso sia conforme al loro pensiero. In caso contrario, si salvi chi può.
Stiamo parlando di soggetti che più volte si sono detti terrorizzati dall’aspetto militaresco della Destra e dai suoi ideali mentre giustificano però, spesso e volentieri, l’omicidio di Sergio Ramelli. Sto parlando della Sinistra che ci circonda, e posso affermare per certo che la maggior parte di questa non ha proferito nemmeno mezza parola in merito alla commemorazione della scomparsa di Ramelli. Gli stessi che il 25 aprile erano in lacrime riempiendosi la bocca di belle parole e di quanto la violenza fosse da contrastare. Ecco, a me invece, a terrorizzare sono queste persone.
Mi viene un dubbio quindi, che Sergio Ramelli e tutti quelli che oggi vengono anche solo minacciati, non siano veramente vittime dell’antifascismo. Sono infatti veri e propri perseguitati dei moralisti antidemocratici, che adottano ormai da anni l’antifascismo come arma per mettere a tacere chiunque sia di un parere diverso dal loro. Basta questa etichetta per scatenare contro la persona che la “sfoggia”, violenza politica e anche fisica.
Dobbiamo essere obiettivi, il fascismo ha causato morti, anche la controparte però non ha scritto la storia a colpi di fiori ed arcobaleni, con la differenza che oggi continua a negare e giustificare non capendo che “in Italia i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti” come diceva Ennio Flaiano e loro non sono altro che la fotocopia stampata con colori diversi, di ciò che criticano e temono.
Domanda ovviamente retorica. Come chiedersi perché i quattro gatti di destra che hanno pubblicamente reso omaggio al povero Ramelli sono stati multati dalla Digos mentre il 25 aprile un marasma di “bellaciaoisti” è sceso nelle piazze di tutta Italia senza dover temere alcuna sanzione.
Un solo appunto Simona, a Roma zona S.Lorenzo 7500 morti per i bombardamenti degli “alleati”…
Gli assassini,. anche dopo aver scontata la pena, talvolta molto breve, rimangono per sempre assassini.
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