Tex, storia di un mito con la Colt

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Tex, storia di un mito con la Colt
Tex - 70 anni di un mito @ Arf! Festival 2019 - Nicholas Gemini - Opera propria, CC BY-SA 4.0, fonte commons.wikimedia.org

Ormai da generazioni, e cioè da quel 1948 che oggi sembra quasi preistoria, Tex Willer incarna per gli Italiani – lettori occasionali affondati sulla poltrona di una sala d’attesa o collezionisti incalliti che siano – un po’ quello che è stato a suo tempo John Wayne per gli spettatori U.S.A.

Non importa che in un caso si tratti di un eroe di carta (e col volto prestato da un altro divo, Gary Cooper) e nell’altro di un attore di Hollywood: ad accumunarli c’è infatti molto di più degli scenari western, tanto ricorrenti nella carriera dell’interprete de Il Grinta e Sentieri selvaggi, e caratteristici anche del personaggio icona di casa Bonelli.

Entrambi, infatti, seppure in maniera speculare e a volte opposta, nascono per rappresentare l’eroe senza macchia e senza paura, quello di una volta, sempre intento a raddrizzare i torti.

Se però, giocoforza, le avventure di Wayne sono terminate parecchio tempo fa, il successo di Tex continua invece incontrastato, anche in una stagione di forte decadenza del fumetto da edicola.

Prova ne siano le numerosissime traduzioni in varie lingue, e il perdurare ininterrotto qui da noi di un culto che ha saputo travalicare i confini del mondo dei comics per diventare solido elemento di cultura nazionalpopolare.

Tex, storia di un mito con la Colt

Proprio a questo e altri temi, è dedicato il ricco saggio pubblicato da Adolfo Fattori, Tex Willer, l’immaginario di un eroe popolare (Edizioni CentoAutori, 2020, 176 pg., 14,00 Euro) che scandaglia con sguardo sociologico gli aspetti meno evidenti dell’epopea del pistolero creato da Gian Luigi Bonelli assieme al mitico Aurelio “Galep” Galleppini.

Nel volume sono dunque analizzati – senza mai perdere il taglio divulgativo adatto al grande pubblico – non solo i tratti arcinoti del personaggio, ma anche l’andamento ciclico delle sue avventure, la struttura seriale e tutti quegli aspetti che ne fanno un cercatore di giustizia inesausto, talvolta anche controcorrente. Una caratteristica, questa, che giunge infine a differenziarlo da certi altri caratteri interpretati da Wayne, spesso compiaciuti rappresentanti della vulgata dominante.

Insomma, uno studio che si aggiunge a una bibliografia, quella sul ranger vagabondo detto Aquila della Notte, che ad oggi conta decine di pubblicazioni, arricchendola nello specifico di un’analisi indirizzata non solo ai fan, ma a chiunque interessi comprendere i meccanismi di creazione di una pietra miliare del nostro immaginario collettivo. Bel colpo!