Francesco Sarcina, 43 anni, frontman de Le Vibrazioni, si racconta a OFF…
Francesco quando hai capito che il tuo destino sarebbe stato la musica?
Qualche tempo fa ho ritrovato un diario del 1984; tra quelle pagine annotavo di ascoltare a nastro The Final Countdown degli Europe, album straordinario che ha cambiato la mia vita. Gli anni 80 degli Spandau Ballett e degli A-ha non mi convincevano tanto infatti, io volevo il rock! Ho scritto su quel diario che avevo capito di voler fare il musicista, anzi, il musicista famoso, e avrei fatto qualunque cosa per diventarlo. Insomma, volevo essere Joey Tempest!
Qual è il segreto della longevità sul palco?
Per rimanere al top, con un successo violento come quello delle Vibrazioni, di certo non c’è una ricetta. Abbiamo fatto tanta gavetta, poi è arrivato il successo – che ci ha un po’ destabilizzato – con “Dedicato a te”. Noi volevamo rimanere nella cantina coi piedi per terra ma vendevamo tanto e piano piano ci siamo affossati. Poi siamo tornati insieme, abbiamo ritrovato noi stessi con la gavetta, tornando in quella cantina da dove siamo partiti. Siamo stati separati per 5 anni, ognuno per conto suo ha ritrovato se stesso e poi abbiamo ritrovato la band. Siamo tornati Le Vibrazioni grazie a questo percorso, siamo maturati con i piedi per terra. Oggi non siamo più rock‘n’roll, siamo rock!
Che emozione da il palco di Sanremo in due aggettivi?
“Mutevole”, Sanremo cambia sempre ma resta sempre lo stesso. Quest’anno “speciale”, perché con me c’era mia figlia.
E’ appena uscito “Milano”, progetto condiviso con Irama…
Milano nasce come canzone di Irama, molto intimista. Mi ha chiamato per partecipare a questo progetto e non ho esitato, mettendoci del mio. Raccontiamo la nostra città attraverso due prospettive diverse: quella del ventenne e quella del quarantenne.
Ci racconti una cazzata che hai fatto?
Ti racconto quella che faccio ogni giorno: quella di scrivere sui social dei messaggi per far riflettere le persone, in buona fede, ma basta una mezza frase, una mezza allusione al mio passato “amoroso” che scatta un fiume di incomprensioni, soprattutto con certi “giornalisti”.
Parliamo della tua più grande passione…
Sicuro…?
Certo, raccontaci della… griglia! Come fai senza grigliare con gli amici in questo periodo di quarantena?
Ah ecco! La grigliata è un momento strepitoso e la mia passione per la legna e il fuoco nasce dalle vacanze nella natura selvaggia. Ho sempre grigliato con tanti amici e mi piace l’aggregazione, somministrando vino e cibo agli amici in quantità da “buon terrone” che sono. In questo periodo con queste giornate strepitose è dura, ma ne facciamo a meno. Va bhe, poi c’è quell’altra mia altra passione che tutti conoscete…
So anche che hai un amore particolare per il Messico, com’è nato?
Da amore nasce amore. La passione per il Messico nasce infatti da uno dei miei primi grandi amori che risale al periodo pre Vibrazioni. Lei mi ha portato in Messico prima che ci fosse il boom turistico di oggi e mi sono innamorato. In quel luogo c’era e c’è un energia molto forte: quella terra o ti ama o ti odia, e te ne accorgi subito. Da lì ho iniziato anche a bere Mezcal e ne ho anche fatto un lavoro… viva Mejico!
Raccontaci un episodio OFF della tua carriera.
Diversi anni fa al “Gods of Metal” di Monza ho conosciuto Ronnie James Dio: che a discapito del nome oltre a essere un mostro di bravura lo è anche di umiltà. Sono rimasto frastornato dalla sua gentilezza, dal quel modo di rapportarsi con tutti allo stesso modo, sempre con un sorriso, senza sentirsi superiore. Questo mi ha fatto capire che puoi arrivare dove ti pare nella vita, ma se sei un pirla tale resti: se non saluti le persone che ti amano e ti rendono quello che sei, se fai il superiore alla fine sei “piccolo”. Ecco, i più grandi che ho conosciuto durante trent’anni di musica sono così: genuini. Mentre invece certi personaggi usciti dall’ultimo talent – temporaneamente sulla cresta dell’onda – fanno le rockstar.
Un consiglio ai lettori di OFF su come trascorrere le giornate in casa?
Ascoltatevi i dischi fino alla fine! Nel mondo digitale abbiamo la possibilità di saltare di canzone in canzone senza ascoltare i dischi per intero, il loro messaggio profondo fatto di un percorso musicale. Il mio consiglio è di tornare un po’ analogici, mettere un bel disco o un vinile nello stereo e goderselo dall’inizio alla fine.