In un’epoca di “antifascisti in assenza di fascismo” Pietrangelo Buttafuoco spiega in una settantina di brevi “riempitivi” perché sia una completa follia paragonare Benito Mussolini a Matteo Salvini e anche perché per certi versi invece ci è concesso farlo.
Salvini e/o Mussolini (edito da Paper Firts, 2020, 155 pagine, 12 euro) è un capolavoro stilistico di Pietrangelo Buttafuoco che con la sua eccellente penna riesce ad affascinare il lettore accostando episodi apparentemente lontanissimi tra loro. Il Vittorio Emanuele II di Salvini diventa Berlusconi e la felpa del leader della Lega viene giustamente paragonata alla camicia nera del Duce. Non sono poche le analogie, soprattutto se si guarda alla comunicazione. Dal citofono alla radio, dai balconi alle ruspe e trebbiatrici.
Eppure le affinità sembrano fermarsi lì, mentre le distanze aumentano specialmente sui contenuti. L’Islam, la Chiesa, i baci dati e quelli non dati, America, Israele, sono solo alcune delle differenze fondanti tra i due e l’autore ne scrive con sapiente ironia.
L’unica cosa che hanno davvero in comune è l’antifascismo dei loro haters e sono loro il vero obiettivo di un libro molto intelligente dalla sottilissima ironia e allo stesso tempo leggero. Gli “antifascisti in assenza di fascismo” sono ridicoli, inutili come una coperta di lana in piena estate.