Ambrogio Crespi, un uomo, un regista

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Entrare nella storia del regista Ambrogio Crespi raccontato nel libro del giornalista Marco Del Freo (Il caso Crespi. Il caso giudiziario del regista Ambrogio Crespi. L’analisi di tutti i documenti, Male Edizioni, in commercio dal 20 dicembre 2019, 113 pagine) significa entrare in un caso giudiziario che fa riflettere e che ha coinvolto Ambrogio Crespi insieme a tutta la sua famiglia a cominciare dalla notte del suo arresto. Fu svegliato insieme alla moglie e al figlio di pochi mesi e da lì iniziò il calvario: il momento più buio fu sicuramente il loro primo Natale, quando il Tribunale rifiutò la mattina stessa l’istanza di scarcerazione. La moglie di Ambrogio, Helene, lo seppe sul treno per Milano.

Ambrogio Crespi viene arrestato il 12 ottobre 2012 e rimase in cella per 200 giorni di cui 65 in isolamento con l’accusa di concorso esterno in associazione di stampo mafioso e voto di scambio. La condanna di primo grado di dodici anni venne poi ridotta a sei in appello. A chiamarlo in causa fu un collaboratore di giustizia, che una perizia psichiatrica richiesta dal tribunale del riesame (e quindi non della difesa) descrisse come affetto da disturbo della personalità NAS (schizotipico, narcisistico e istrionico).

Il sostegno nei confronti di Ambrogio Crespi fu bipartisan e vide coinvolto anche Marco Pannella con uno sciopero della fame.  Non spetta a noi giudicare nel merito: tuttavia il caso Crespi, che attende ancora il terzo grado di giudizio, propone una riflessione su quello che molti hanno definito il nuovo caso Enzo Tortora.  

L’attività di divulgazione che Ambrogio Crespi come regista ha intrapreso in questi anni riguarda soprattutto la lotta alle mafie, alla droga e alla mala giustizia. Il suo lavoro ha anche prodotto numerosi riconoscimenti, come il plauso da parte della critica al docufilm “Terra Mia, non è un Paese per Santi,” premiato al Festival Internazionale del Cinema di Salerno . Il regista, che ha sempre fatto dell’impegno civile la sua cifra stilistica, ha cominciato la sua carriera nella produzione in tv e teatro con Gianfranco Funari per poi intraprendere l’attività di documentarista nel 2013 con “Enzo Tortora, una ferita italiana”.

Il caso Crespi riporta la memoria ad Alessandro Manzoni, che nella “Storia della colonna infame” raccontava il processo intentato ai danni di due presunti untori durante la terribile peste di Milano, accusati sulla base di una probabile millanteria di una donna del popolo. Nel cinema, invece, è memorabile l’interpretazione di Alberto Sordi in “Detenuto in attesa di giudizio”: il protagonista del film, il geometra Giuseppe Di Noi, viene accusato di un omicidio che non ha mai commesso. Chiarita la sua posizione, riacquista la libertà, pur rimanendo segnato, fisicamente e psicologicamente.

Il caso Crespi, il libro di Marco Del Freo

Il libro di Del Freo fa riflettere sullo stato della Giustizia in Italia. Vi si citano alcuni dati sulle intercettazioni in Italia di cui pochi sono a conoscenza, ma che lasciano a dir poco interdetti se paragonati a quelli di altri Paesi. Nel 2017 in Italia sono state effettuate 106 mila intercettazioni telefoniche (escludendo le ambientali), ad essere ascoltati quindi 1 italiano ogni 280. Negli Stati Uniti le intercettazioni telefoniche nel 2017 hanno raggiunto il numero di 3813, ad essere ascoltato 1 americano ogni 44500.

La riflessione da compiere a partire dal caso Crespi e dal libro che ne parla è che riforme che prevedono l’abolizione della prescrizione non sembrano portare nella giusta direzione: il prossimo “caso Crespi” potrebbe essere il nostro.