Quando si parla di recitazione, Simone Guarany è un fiume in piena che ti travolge.
La sua passione è nata nei laboratori teatrali delle scuole medie, per poi proseguire, in maniera professionale, nelle accademie di recitazione, l’ultima delle quali è stata la prestigiosa New York Film Accademy di Los Angeles.
L’esperienza americana ha permesso al giovane attore romano di confrontarsi con la più grande industria cinematografica del mondo e di avere persino l’opportunità di lavorare come protagonista in un cortometraggio americano, Painted Survivor, che ha partecipato a diversi festival di settore e che è stato distribuito nelle migliori sale della contea di Los Angeles.
Pochi giorni fa, Simone ha finito di fare l’assistente alla regia nella terza serie Netflix, Baby, che sarà trasmessa dal canale ad ottobre, ed ora è già all’opera con un ammirevole progetto: insieme al regista Andrea Baronista preparando un cortometraggio che coinvolgerà trentacinque ragazzi che presentano delle problematiche sociali importanti. L’idea dell’iniziativa è quella di prendere dalle borgate tutti quegli adolescenti dai quattordici ai diciotto anni, probabilmente senza futuro, per avviarli ai mestieri del cinema; un modo per consentire a questi giovani di imparare un nobile mestiere, e magari, un giorno, di guadagnarsi da vivere onestamente, evitando così di intraprendere cattive strade.
“Stiamo toccando con mano come il cinema riesca a salvare persone che non hanno passioni, non hanno futuro, non hanno famiglia, o magari, nel peggiore dei casi, entrano ed escono di galera”, racconta con palpabile sentimento l’attore romano.
Quando parla di tematiche sociali la sua voce cambia tono, lo si sente coinvolto, entusiasta dei risultati ottenuti, e soprattutto deciso su quella che è la sua missione: “Io faccio cinema perché secondo me è il più grande microfono che un essere umano possa avere davanti. E se non lo fai in una funzione che è anche pedagogica non ha senso. L’intrattenimento deve essere anche pedagogico, altrimenti è vuoto e non ti lascia niente. Il sociale e il cinema per me sono un connubio perfetto.”
Continuando su questa scia, tempo fa, Guarany ha portato il suo pensiero anche a teatro con uno spettacolo sulla SLA, che ha profondamente commosso le platee e che ha ottenuto il consenso persino di uno spettatore come il regista Marco Risi.
Una pièce che prossimamente l’attore si propone di riportare in scena, sempre insieme al collega Alessio Chiodini.
Simone non ha ancora trent’ anni, ma presenta un curriculum di tutto rispetto che, tra le tante cose, lo ha visto lavorare come regista in uno spettacolo presso l’università della Santa Sede Pontificia Gregoriana, dove ha portato un testo di Giovanni Papini che, ironia della sorte (e della location), si intitolava Il diavolo tentato; inoltre, qualche mese fa, Guarany è stato anche aiuto regista dello spettacolo portato in scena da Edoardo Sylos Labini, 1919 Fiume. città di arte, di vita che ha riscosso notevoli consensi del pubblico e della critica.
Ma anche il cinema gli regala tante belle soddisfazioni: ad aprile lo vedremo nelle sale italiane nel film Il Regno, una commedia diretta da Francesco Fanuele dove Simone interpreta un bel ruolo al fianco di Max Tortora e Stefano Fresi.
Tuttavia, sono ancora tanti i progetti e i sogni nel cassetto che il giovane artista vorrebbe realizzare: “mi piacerebbe molto avere l’opportunità di recitare in un film horror. Uno dei miei registi preferiti nel settore è James Wan. Credo che lui sia uno degli autori più sofisticati del panorama horror commerciale. Inoltre dirige gli attori, anche molto piccoli, in maniera magistrale, e per me sarebbe davvero un onore poter lavorare con lui.”