Più che una mostra, è un “racconto” quello che hanno allestito i tre volte Premi Oscar Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo per ricordare Federico Fellini a Cinecittà, in occasione del centenario dalla nascita del grande maestro del cinema.
Non si tratta dunque della ricostruzione di una qualche scenografia realizzata per uno dei film di Fellini, ma del ricordo di un incontro umano, quello che si ripeteva tutte le mattine, tra Dante e Federico, quando insieme raggiungevano gli studi di Cinecittà, partendo dal bar Canova di Piazza del Popolo. Un percorso in cui ogni mattina il maestro chiedeva a “Dantino” di raccontargli un sogno… che poi veniva ripreso, in qualche modo, nelle scenografie dei film.
E’, infatti, proprio per ricordare questi incontri che nella prima sala della mostra troneggia la Fiat 125 blu, fedelmente ricostruita dal modello dell’epoca, unitamente ai manichini iperrealistici, realizzati da Makinarium, che riproducono Fellini, Ferretti e l’autista. Tutto intorno, le locandine dei film di Fellini tappezzano le pareti come frammenti di opere tra loro sovrapposte.
Ed è proprio il frutto di quei sogni – veri o inventati – che “Dantino” raccontò in quei tragitti a Federico, a dar vita alla seconda sala della mostra: la Casa del piacere ispirata a La città delle donne.
“In quei percorsi a bordo della Fiat 125 Federico mi chiedeva sempre di raccontargli i miei sogni – ha raccontato Ferretti in occasione dell’inaugurazione della mostra – Le prime volte rispondevo di non ricordare. Poi, di fronte alle perduranti richieste, ho iniziato ad inventare… In alcuni, mescolavo elementi dei suoi stessi film, al punto tale che Federico, dicendo di aver sognato le stesse cose, mi chiedeva se volessi copiarlo! Altri, invece, affondavano nella mia esperienza di bambino, a Macerata, quando accompagnavo mia mamma dalla sarta e mi nascondevo sotto il tavolo guardando sotto le gonne delle sartine intente a cucire, o quando mamma non si sentiva bene e mi mandava al mercato e io mi sentivo attratto dagli atteggiamenti ambigui e disinvolti della pescivendola o della macellaia e dalle loro forme”.
E’così che nella seconda sala un’aria nebbiosa e molto onirica, accompagnata da un sottofondo musicale, accoglie lo spettatore in una sorta di bordello lunapark in cui Marcello Mastroianni si trova circondato da soubrette in bikini che scendono anche da uno scivolo bordato di rosso.
A seguire, la terza sala, il terzo momento della mostra in cui è stata ricostruito il cinema Fulgor, rievocazione della sala riminese nella quale il Fellini bambino sviluppò il proprio amore per la settima arte.
“La difficoltà più grande nel lavorare con Fellini – ha ricordato ancora lo scenografo con cui Fellini ha realizzato cinque set – era quella di riuscire ad entrare nella sua testa e capire esattamente cosa volesse fare. Spesso aveva bisogno anche di qualcuno che lo sapesse spingere da qualche parte, che gli fosse d’ispirazione” ha ricordato Ferretti.
“Il tentativo è stato quello di entrare un po’ nell’anima di Federico. Ed è proprio l’anima di Federico che abbiamo cercato di mettere nell’allestimento, che lo ricordasse attraverso un’atmosfera di sogno e anche un po’ di malinconia, perché lui non è più con noi” ha sostenuto Francesca Lo Schiavo, compagna di lavoro e di vita di Ferretti.
Il risultato è certamente apprezzabile: immersivo ed emotivamente coinvolgente. La Felliniana si inserisce nel percorso espositivo permanente di Cinecittà si Mostra che permette al pubblico di visitare tutti i giorni gli Studi cinematografici di Cinecittà.