Col filosofo Emanuele Franz l’ascesa diventa un’ascesi

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Himalaya. Diario di un filosofo in Nepal
Foto di David Mark da Pixabay

Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso. Ma si dà anche il caso in cui l’andare in alto fisicamente sia come l’andare in alto interiormente: l’ascesa è un’ascesi. Un’esperienza che Emanuele Franz ci racconta nel suo libretto fresco di stampa, Himalaya. Diario di un filosofo in Nepal, (Audax Editrice, dicembre 2019, 58 pagine), una sorta di diario pubblico sulla sua recentissima avventura sulla cima del mondo per avvicinare monaci e lama. Lo scopo: far luce sui misteri della vita.

Franz è un viaggiatore e un avventuriero, “sopravvissuto” nel deserto del Gobi in Mongolia e nel freddo della Siberia, alle Piramidi in Egitto a cavallo nel deserto e in Cina via terra come Marco Polo.

Siccome il senso della vita è la sfida – innanzitutto con se stessi – e siccome a detta di Franz un filosofo che voglia aspirare a questo titolo non può non passare attraverso la sapienza dell’Oriente, ecco allora il passaggio in Nepal per intervistare monaci e asceti, sacerdoti indu e buddisti, per interrogarli sulla natura delle cose, de rerum natura come disse uno famoso 2100 anni fa.

Un viaggio…”disorganizzato” ad hoc, il suo: prima i biglietti aerei e poi, solo poi, l’organizzazione della trasferta. Zaino in spalla e via, per arrivare all’Himalaya, quota 6000 metri, fra avventure metafisiche ma anche molto…”occidentali”, come il tassista che tenta invano di gabbarlo credendolo un turista sprovveduto.

Con la prefazione della guida alpina Giuseppe Popi Miotti, Himalaya. Diario di un filosofo in Nepal è un libro per tutti e per…tutti: chiosando Nietzsche, questo diario di Franz è altamente consigliato al filosofo e al lettore comune, perché affronta in maniera semplice e avventurosa un pensiero alto e apparentemente inaccessibile