Una parete vuota è una parete spoglia, cioè nuda. E la nudità della parte la si può vestire di…nudi. Pittura di nudo, per l’esattezza: una serie di chiare nudità che esaltano la nudità del muro.
La rappresentazione del nudo in arte copre tutta la sua storia: dalla seconda metà del ‘900, poi, sempre più il nudo è diventato sinonimo di corpo, basti pensare solo per restare in Italia, a Gina Pane e dal terzo millennio a Franko B.
Mai come oggi, soprattutto attraverso le nuove generazioni, il corpo è stato il soggetto dell’arte, riflesso del suo assoluto protagonismo nell’ipertrofica comunicazione di massa che ora ha preso le fattezze dei social.
Ma la “nuda verità” è che ci stiamo scordando della pittura, al punto che il “diffuso” rischia di diventare “di nicchia”.
A rischio di essere scambiati per inguaribili tradizionalisti, quando dici “arte” dici “pittura”, ma quando dici “nudo in arte” pensi alla fotografia. Eppure la pittura di nudo è sempre stata lì.
Ecco perché parliamo di presenze fisse, a volte fantasmatiche talaltre no: Il costante ritorno. Attualità della pittura di nudo fra Milano e Roma, a cura di Luca Vernizzi (versante milanese) e Gianluca Tedaldi (versante romano) è la mostra che, da giovedì 23 gennaio negli spazi espositivi di VS Arte Contemporanea di via Ciovasso a Milano, testimonia questo eterno ritorno con 8 artisti (Luca Vernizzi, Francesco Sciaccaluga, Giovanni Dradi, Andrei Maksimjuk, Alberto Ziveri, Celestino Ferraresi, Antonio Laglia, Gianluca Tedaldi). Una mostra di pittura curata da due pittori: perché nessuno meglio di un pittore sa parlare di pittura.
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