Quella storia fra Dostoevskij e l’eccelsa stenografa…

0

Siamo nel 1866, quando a Fëdor Dostoevskij viene commissionata dall’editore la scrittura di un romanzo nel giro di un solo mese: si tratta de Il giocatore. Lo scrittore, in un momento di decadenza e malato d’epilessia, ha bisogno di avvalersi della migliore stenografa in circolazione ed è qui che entra in gioco la giovane Anja Grigor’evna Snitkina, considerata eccelsa in questo campo. Come sappiamo, il romanzo sarà brillantemente scritto e tra i due nascerà una storia d’amore, che sfocerà in una duratura unione.

Questa è il fatto realmente accaduto, ma è anche la vicenda dell’ultimo romanzo di Giuseppe Manfridi Anja, la segretaria di Dostoevskij, uscito a novembre per la La Lepre Edizioni.

Anja, la segretaria di Dostoevskij, il romanzo di Giuseppe Manfridi

Lo scrittore, anche affermato drammaturgo, vincitore tra l’altro di un Orso d’Argento di Berlino, entra completamente in simbiosi con lo stile del romanzo storico russo, creando atmosfere cupe e sognanti, angoscianti e visionarie, sapendo ben donare ai personaggi un forte e credibile spessore psicologico.

Il retaggio del grande romanzo russo si presenta anche nel numero di pagine, ben seicentotré. Nonostante questo la narrazione è fluida e il lettore riesce a immedesimarsi all’interno degli episodi del volume, potendo quindi seguire con interesse l’intricato rapporto che viene a crearsi tra Fëdor e Anja, da principio conflittuale, per poi sfociare nella passione amorosa, che coincide anche con il completo feeling professionale, grazie al quale sarà possibile terminare Il giocatore.

“La fanciulla intreccia forte le mani tra le gambe tenute strette per lo sforzo di governarsi, se le morde l’una con l’altra quelle mani. Straziandosi le dita. Mai il suo grembiule a righini rossi l’ha fatta sembrare tanto bimba, e proprio oggi, alle nove e un quarto di questa mattina qui, all’appuntamento con uno dei suoi azzardi più estremi. Ha corretto i Vangeli. Questo le sta dicendo il Dio della letteratura. No, li ho accuditi. Questo sa lei.”

Lo stile di Manfridi è poetico, a volte doloroso, sapientemente descrittivo del dentro e del fuori, con un andamento della prosa sempre ritmico e musicale. L’autore dimostra inoltre delicata sensibilità nel mettersi nei panni della giovane Anja, dipinta a tratti quale fosse una bimba, il cui punto di vista è fondamentale per tutto il romanzo: lo scrittore compie un vero e proprio crescendo che dai primi timidi incontri porta verso la calda passione.

La vicenda storica viene arricchita dall’abilità creativa di Manfridi, che dà vita, invero, a un grande romanzo contemporaneo, che pone insieme la qualità artistica col fascino della scoperta, in modo nuovo, di una storia realmente accaduta.