Il giovane Marinetti, esotico, macabro e fustigatore di “fame scroccate”

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Futurist manifest immaginazione senza fili (Roberto Carraro) by Roberto Carraro (flickr)

«A disagio col proprio tempo, dubbioso sulle vie d’uscita. Inesorabilmente attratto dal futuro. Cos’hanno appreso gli italiani dai suoi lavori teatrali, dai romanzi, dai versi e dalle prove di vario genere?».

Ma la domanda vera è un’altra e suona più o meno così: «Chi è Filippo Tommaso Marinetti?». E che faceva prima del 20 febbraio 1909, giorno in cui su Le Figaro esce quel Manifesto che segnerà l’ingresso dalla porta principale dell’Italia nella galassia delle avanguardie europee?

Marco Iacona (giornalista, saggista ed esploratore dai lacci degli stivali ben allacciati del XX secolo) ha voluto battere un sentiero poco frequentato. E non solo per scoprire se il chiaro di luna è stato davvero ucciso o se la guerra abbia davvero esclusive finalità igieniche. Riformare il Mondo. Tutt’Intorno al giovane Marinetti e al primo Manifesto Futurista (Agra Editore, 2019, pagg. 80, € 7) serve, innanzitutto, a mettere ordine nella bibliografia di un genio italiano nato però in Egitto.

L’indagine parte da molto lontano. Non dagli anni milanesi, ma da quelli africani, quelli della vera e massiccia formazione di Marinetti. Insomma dalle pagine meno studiate del padre delle parole-in-libertà. «Come adattarsi? Dalla fantasia della prima raccolta La Conquête des Étoiles (poème épique) al macabro poemetto in prosa La Momie sanglante, un pingue frullare di argomenti sospesi tra passato, presente e futuro. Un giacimento di esotismi. Cieli, mari, lotte, crisi, rovine. eroi e cavalieri figli dei loro anni: esaltanti, desolanti, crudeli. Marinetti definirà la sua opera-prima un poema carico di simbolismo idealistico trascendentale; una pianta allegorica nient’affatto diversa dal noto Manifesto».

Riformare il mondo, il libro di Marco Iacona su Marinetti

Il tema della velocità arriverà pian piano – come è giusto che sia. Ma arriverà e andrà lontano.  In mezzo c’è lo snodo fondamentale della direzione di Poesia, titolo semplice per una rivista letteraria ambiziosa, autorevole, e chiamata a dare una rappresentazione in versi a quella Milano che profuma di modernità. «Programma minimo: “perdonare” il Novecento per le stanchezze ereditate e dedicarsi anima e corpo alla rinascita delle arti. Con l’estro per il nuovo: il che significa culto del macchinismo e biasimo per gl’imitatori, i poeti artificiosi non sinceri, e tutte le fame scroccate con metodi ingannevoli e “ciarlataneschi” (parole di Tommaso)».

Una rivista dunque dove «la poesia sarà ancora regina. E a dar retta ai disegni di copertina una dea-regina che colpirà duro, annientando i nemici della bellezza». Tra le penne di Poesia Enrico Corradini e soprattutto Mario Morasso: cantore della guerra, il primo, e dell’automobile, il secondo. «È un periodo tutt’altro che pacifico, tra scioperanti e teorici della violenza come George Sorel e non è un caso che Marinetti si lasci guidare dall’istinto patriottico».  Cosa accadrà dopo nella testa del padre del FuturismoMafarka compreso – ce lo spiega Iacona e in un modo assai convincente.