Marco Carniti: “Sognate con me il Bardo”

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Marco Carniti, ballerino, attore e regista è tornato al Globe Theatre di Villa Borghese con il Riccardo III.

Marco Carniti, ballerino, attore e regista è tornato al Globe Theatre di Villa Borghese con il Riccardo III. Artista versatile e monumentale, ha spesso rappresentato l’Italia all’estero tra danza, teatro e lirica, sul palcoscenico, davanti alla macchina da presa ma anche dietro le quinte. Proprio in veste di regista lo ha richiamato Gigi Proietti, direttore della rassegna su William Shakespeare durante la stagione estiva del teatro capitolino.

Quest’anno hai firmato il Riccardo III ma io ricordo un maestoso Otello e non solo. Che rapporto ha Marco Carniti con il Bardo?

Un rapporto longevo, direi, visto che al Globe di Roma ho portato quattro opere. Con Shakespeare riesco a mettere insieme il mondo poetico e quello quotidiano, contemporaneo. Tuttavia ciò che mi affascina del Bardo è il fatto che attraverso le sue opere si rivolga verso tutto il mondo, anche perché è tra gli autori più tradotti del pianeta. Dai suoi scritti traspaiono valori assoluti che a me interessano particolarmente. Ovunque il pubblico è in grado di capire i suoi concetti, dall’Oriente all’Occidente, visto che Shakespeare parla soprattutto dell’essere umano, abbattendo i confini. Proprio in questo ritrovo me stesso quando, per via della danza, viaggiavo  attraverso le nazioni arricchendo la mia esistenza grazie alle contaminazioni. La “casa” di Shakespeare, Il Globe Theatre di Stratford upon Avon, non a caso si chiama Globe, dal globo terrestre. Insomma il mio rapporto con Shakespeare lo definirei oltre che longevo anche viscerale al punto da sfiorare il sogno.

Come regista cosa preferisci dirigere: spettacoli di lirica, di prosa o di balletto?

Io amo molto cambiare perché, essendo nato sotto il segno dell’Ariete, mi stufo facilmente delle cose. In seguito a questa mia caratteristica posso dire di avere avuto una carriera da “ballerino” nel senso che ho spesso voltato pagina cambiando genere, perché ciò mi dà la possibilità di rigenerare me stesso, per usare un gioco di parole. Amo il teatro classico ma anche contemporaneo, amo l’opera lirica perché adoro la musica e creare immagini per essa, immagini più ricche rispetto al teatro per il quale invece bisogna ridurre il più possibile all’essenziale. Anche il cinema è stato importante per me, una sorta di salto mortale finito bene, per fortuna. Parlo di Sleeping Around pièce di teatro, tratto da Il Girotondo di Schnitzler, riscritta per il grande schermo e che ha avuto come protagonista Anna Galiena. Oggi vorrei riprendere il filo della regia cinematografica dopodiché credo che dovrò pensare alla prossima stagione dedicata a Shakespeare.

Il tuo ricordo OFF?

Il mio ricordo OFF è legato alla Russia e alla sua politica dell’arte. Sono stato due mesi a San Pietroburgo, ospite del Teatro Marinski per dirigere La Fanciulla del West di Puccini. In Russia gli artisti sono a totale servizio del teatro, senza pause e quindi in netto contrasto con lo stile italiano del lasciar correre. Il metodo russo è infatti impostato su uno stile militare dove ogni esigenza viene aborrita: chi dimenticava di bere o di andare in bagno non poteva interrompere le prove e doveva attendere la pausa successiva, magari tre ore più tardi, il tutto senza la minima lamentela.  La differenza con lo stile nostrano è assoluta. Da noi le pretese arrivano prima ancora di cominciare a provare, lo squillo del cellulare scandisce i tempi.  La disciplina, io credo che invece sia necessaria all’arte e all’artista per affrontare una tipologia di lavoro, che contrariamente a quanto si pensi, è molto difficile e richiede tanti sacrifici.