Solo gli esteti conoscono il valore dell’oggetto bello-e-inutile come il decanter. Non per nulla il primo romanzo di Luca Cantore D’Amore (Salerno, 1991) si intitola “L’estetica del decanter” (Il Papavero, 2019, 310 pagine, 20 euro).
Informazione per i servi della gleba: il decanter viene utilizzato per ossigenare il vino ma in realtà non serve a nulla, è solo uno splendido oggetto che denota l’eccezione culturale del suo stesso esserci, come un dandy che lascia decantare l’esistenza fra malinconia e gaia levità senz’altro scopo che non sia l’esistere.
Alla fine di un book tour iniziato a Salerno sei mesi fa, il libro di D’Amore verrà presentato a Milano venerdì 8 novembre presso lo Spazio Campania in Piazza Fontana, per un confronto fortemente voluto da Alessandro Erra, gallerista e messaggero di cultura della 7ettanta6ei Gallery di Milano, fra il salernitano Cantore D’Amore e Philippe Daverio, critico d’arte e antropologo culturale d’estrazione “fiamminga”, per un dialogo fra due intellettuali di diversa generazione e provenienza, che proprio a partire dal libro e da quella bellezza non necessaria ma di vitale importanza che è l’arte si interrogheranno sulle ragioni dicotomiche delle due culture nord/sud Italia.