Eduardo re-visitato: “I morti non fanno paura” di Mario Salieri

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Mario Salieri fa il suo esordio nella commedia dell’arte con “I morti non fanno paura”, liberamente ispirato all’omonimo atto unico di Eduardo De Filippo

Regista culto del mondo adult, Mario Salieri fa il suo esordio nella commedia dell’arte con I morti non fanno paura, liberamente ispirato all’omonimo atto unico di Eduardo De Filippo, film selezionato in concorso ufficiale al Festival Nazionale del Cinema e della Televisione di Benevento.

Come mai ha scelto Eduardo?

Eduardo rappresenta l’essenza della napoletanità: l’amore, la furbizia, la cattiveria, la  superstizione, la famiglia, il caffè, l’arte di arrangiarsi e molto altro ancora. Purtroppo non ho mai avuto il piacere di vederlo in teatro, ma in compenso sono cresciuto con le sue commedie televisive, soprattutto quelle del ciclo Scarpettiano realizzate dal 1975 al 1981: degli autentici capolavori di regia teatrale e televisiva che hanno enormemente influenzato la mia carriera di regista.

Scelta provocatoria?

Per alcuni forse lo è, per me è soltanto una scelta di cuore contraria a qualsiasi logica di mercato.

Come si è imbattuto in questa sua opera poco nota?

Il mio intento è di rivisitare soltanto opere minori del teatro eduardiano, dimenticate o totalmente sconosciute al pubblico dei non addetti ai lavori. Finora con la mia compagnia Sirena Partenope ho realizzato Il cilindro e I morti non fanno paura. Sarebbe un  sacrilegio il solo pensare di accostarsi ad opere famose perché il confronto sarebbe imbarazzante, come secondo me lo è stato per tutti coloro che finora hanno tentato, fratelli Servillo e Massimo Ranieri inclusi.

Quale sarà il futuro di questo lavoro?

I morti non fanno paura sarà rappresentato in una versione lunga della durata di circa 80 minuti in un primario teatro napoletano nel mese di novembre 2019.

È l’inizio di una nuova carriera?

Assolutamente no, è solo la dimostrazione che il genere nel quale lavoro da oltre trentacinque anni può anche contenere arte e autorialità, alla pari di tutti gli altri generi audiovisivi.

Cos’è l’erotismo oggi?

Nell’epoca di internet c’è sempre meno spazio per l’erotismo, concetto  che sembra essere rimasto radicato solo nelle vecchie generazioni. Oggi i giovani vivono attraverso i loro telefonini una realtà accelerata che lascia molto poco spazio all’immaginazione.

Che ne pensa del cinema italiano?

Dopo il lungo periodo buio iniziato nella prima metà degli anni Ottanta, derivato da un insieme di fattori tra cui l’avvento della televisione commerciale e la crisi economica dell’inizio anni novanta, finalmente sembra di vedere un po’ di luce in fondo al tunnel. Nuovi autori iniziano a pensare al cinema come industria ed altri storici emergono con la  realizzazione di opere straordinarie, tra gli ultimi il bellissimo “Il traditore” di Marco Bellocchio. Perfino la fiction televisiva italiana, vedi “Gomorra”, attraversa i confini nazionali e conquista il grande pubblico internazionale. I rapper francesi magnificano le gesta di Ciro “l’immortale” e sembra che in Germania sia diventata di moda la frase “stai senza problemi”. La distribuzione in oltre 150 paesi indica un grande successo commerciale e un indiscutibile vittoria per l’industria del cinema italiano.

Chi sogna di dirigere?

Attori e attrici capaci d’interpretare con passione e rigore le mie opere.

Qual è il suo genere preferito di cinema?

Il cinema capace di emozionare. Quando arrivano i titoli di coda di un film e sei dispiaciuto di alzarti dalla poltrona, allora quello è un buon film e il genere non ha alcuna importanza.

Ci racconta un episodio off della sua vita?

La mia vita è stata un altalena di emozioni forti, individuando un unico episodio, farei torto a tutti gli altri.