In “Still” e “Invisibilia”, quel talento polimorfo di David Lascaris

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Si tratta di un periodo veramente propizio per l’artista David Lascaris. Sono ben due infatti le mostre che ultimamente gli sono state dedicate e che si sono appena concluse. È il caso di “Still”, presentata presso la Nuova Galleria FACTO di Montelupo Fiorentino – Primo Art Coworking in Toscana con oltre 1000 mq diffusi per l’arte e alcuni spazi adibiti per esposizioni temporanee – e che si è conclusa il 14 di giugno; ed è anche il caso di “Invisibilia”, mostra che ha avuto luogo nella Galleria Triphè di Roma e che è terminata il 18 di giugno.

La personale di Montelupo è stata curata da Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci e non a caso porta il titolo di “Still”, parola collegata in qualche modo con il concetto della morte, come afferma la stessa Nadiaci: “Nella lingua inglese, letteralmente, “still” significa “ancora”. Questo lemma ha assunto poi diverse declinazioni, sovente legate al mondo della moda e del set design, che ci riportano all’ormai blasonato uso dell’espressione “still life”, ovvero “natura morta”.  Effettivamente queste opere di Lascaris, artista e architetto italiano residente ad Amsterdam, hanno a che fare propriamente con la morte, esprimendo in qualche modo il ciclo vitale, che come inizia termina, entrando nei meandri più profondi della concezione e degli enigmi dell’esistenza, sfociando peraltro nell’esoterico. Realizza questo attraverso un’arte videografica che riproduce misteriosi volti, antichi, mitici e poi stravolti dalla sua inventiva, attraverso la quale si rende capace di farli parlare, permettendogli di esprimere un enigmatico dolore.

La mostra esposta alla Galleria Triphè è stata invece curata da Maria Laura Perilli, anche direttrice della galleria, che si è concentrata sulle sculture di questo giovanissimo artista, che sta emergendo nel panorama dell’arte contemporanea e che già detiene una sua personale cifra stilistica, come dice la Perilli: “Il sinergico intreccio tra molteplici apporti non ultimo quello mediale, è sicuramente il risultato del percorso di questo giovane e poliedrico artista che, spaziando dall’architettura alla fotografia, realizza opere di indubbia originalità e ad alta identificabilità”. Per questo percorso è stato utilizzato un titolo in latino: “Invisibilia”, che richiama appunto quelle cose invisibili che non si vedono, proprio perché Lascaris, si accennava poca fa, riesce ad andare oltre l’apparenza, nel profondo, scavando nella realtà, raggiungendo significati metafisici e concezioni dello spazio originali, questo attraverso la sua arte fatta di variegati colori patinati e di forme archetipiche richiamanti arcane figure, come a volere indagare ciò che sta sotto quel tessuto visibile che a noi è consentito vedere.

Due mostre quindi con un unico denominatore comune: David Lascaris, giovanissimo artista che ben si è inserito all’interno dell’attuale scena dell’arte, attraverso il suo talento polimorfo, il quale gli concede di essere a suo agio sia nell’assemblaggio dei materiali scultorei sia nel terreno della video arte, non facendo di queste tecniche una mera ricerca estetica, bensì una molto più profonda, in grado di leggere la realtà dove non può essere letta, di vederla dove non può essere vista.