Questi pistoiesi, artisti postfuturisti tutti da riscoprire

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Cappellini, Natura morta

Pistoia, città di arte antica, ma sempre attenta al contemporaneo, da pochi mesi ha un nuovo sistema museale. Tre dei suoi prestigiosi palazzi nel centro della città, non lontano dalla piazza del Duomo, ospitano mostre di arte moderna e contemporanea. Palazzo de’ Rossi ha riunito un nutrito gruppo di pittori pistoiesi e toscani del ‘900 nella rassegna Pistoia Novecento 1900-1945, aperta sino al 19 aprile 2020 con un bel catalogo (Gli Ori).

Di fronte, Palazzo Buontalenti, presenta artisti della seconda metà dello stesso secolo nella rassegna Italia moderna 1945-1975. Dalla ricostruzione alla contestazione, in un primo round che giunge sino al 26 agosto 2019 per proseguire con un secondo, Il benessere e la crisi, 13 settembre-17 novembre.

L’Antico Palazzo dei Vescovi offre, a sua volta, un racconto visivo della città, a cominciare dalla presentazione di uno straordinario arazzo detto “millefiori” (anonimo, antico, bellissimo, un vero enigma) per passare nella collezione secentesca del poeta Piero Bigongiari e finire nelle tempere murali di Boldini.

Un vero bagno d’arte promosso dalla neonata Fondazione Pistoia Musei e sostenuto dalla Caript con Intesa Sanpaolo, in collaborazione con il Comune di Pistoia. Così a richiamarci nella bella città toscana non sono solo il nome celebre di Marino Marini, il Museo del Novecento a Palazzo Fabroni, o le opere di arte antica nel Duomo, nelle chiese e nel Museo, ma anche queste iniziative. A cominciare dalla mostra Pistoia Novecento 1900-1945, che presenta dipinti, sculture, disegni di autori toscani e pistoiesi, che hanno conosciuto le avanguardie, ma sono rimasti ostinatamente se stessi, ciascuno con un proprio linguaggio poetico attento alle radici.

Alcuni di loro affascinano in modo particolare. Mario Nannini (Buriano di Quarrata, Pistoia 1895- Pistoia 1918), ad esempio, un artista morto a soli ventitré anni, che colpisce per la poesia dei suoi paesaggi semplici e solari della campagna toscana negli anni 1912-1915. Strade con case, ulivi, la chiesa di Buriano, il giardino della zia Ester, tracciati con pochi tratti scuri, nero, verde e marrone, in cui si sente l’odore di terra umida. Opere che si collocano nel solco del postimpressionismo di Ardengo Soffici del 1907-1908, ma che dal 1916 si dinamizzano e frantumano accogliendo cubismo e futurismo (Sintesi di paese, 1916; Strada più casa,1916-1917; Natura morta con bottiglia, 1916 circa; Rose, 1917).

Altre personalità di rilievo spiccano negli anni Venti-Trenta, tra le due guerre quando a Pistoia nasce quella che fu indicata come “scuola” per comunità di intenti e omogeneità linguistica. Si trattava di un cenacolo di giovani pittori (Pietro Bugiani, Renzo Agostini, Alberto Caligiani, Umberto Mariotti, Angiolo Lorenzi, Alfiero Cappellini e altri), ufficialmente riconosciuti nella Prima mostra Provinciale d’Arte organizzata a Pistoia nel 1928. Tra loro c’erano anche Marino Marini e il grande architetto Giovanni Michelucci. Si riunivano in zone di campagna, per discutere della loro poetica, ma guardavano oltre i confini toscani. 

Sostenevano un’arte pura, senza intellettualismi, nel clima generale di un ritorno all’ordine postfuturista e del Novecento italiano ispirandosi ai Primitivi (Giotto, Masaccio, Beato Angelico) e al colore di Paul Cézanne. Venivano chiamati “i puri di Pistoia” per i loro soggetti semplici legati alla quotidianità (paesaggi, nature morte, scene religiose) e l’intimo contatto con la loro terra. A testimoniarne l’alta qualità sono oggi i dipinti di Piero Bugiani (Pistoia 1905-1992), come Il querciolo del 1923 o la Composizione con il libro di Picasso del 1928, che risente dell’incontro del pittore a Torino nel 1925 con Felice Casorati, che lo portò a partecipare alla mostra “Amici dell’arte a Torino” del 1926.

Ammiriamo anche la Natura morta con uova e brocca del 1925 di Umberto Mariotti (Pistoia 1905-1971), spettacolare nella sua essenzialità, ma anche la Natura morta con mele e pere di Angiolo Lorenzi. E ne troviamo molte atre, forti, sintetiche. Anche nei ritratti eccellevano i pistoiesi, come ci rivelano la Donna in giallo del 1926 di Francesco Chiappelli (Pistoia 1890-Firenze 1497), il Ritratto di Adriana Mariotti del 1927 di Umberto Mariotti o il bellissimo Ritratto del pittore Mariotti fatto da Bugiani nel 1927 circa.

Questi pistoiesi, tutti da riscoprire, erano bravi anche nell’incisione, nel disegno, nella scultura, nella terracotta, con declinazioni sorprendenti. Vale davvero visitarli.