Italiane sperimentali: la “sciamana” Antonella Porcelluzzi

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Italiane Sperimentali la sciamana Antonella Porcelluzzi

La sperimentazione dei linguaggi e la ferrea volontà di esplorare all’estremo la sua voce sono i punti di forza della barese Antonella “Eye” Porcelluzzi, una delle rare donne italiane nel panorama della ricerca vocale/cinematica e artistica, che dal Sud ha ereditato sangue vichingo e africano muovendosi tra un dark nordico e una voce negra, una voce che si “riempie” progressivamente.

Il disco “Chansons d’Amour Tristes”, realizzato con il gruppo francese “Les Oiseaux”, è un’esempio della disciplina applicata alla musica, fatta di rapidi passaggi da una idea sonica all’altra e di improvvisazioni repentine.

Visto il suo percorso musicale eclettico, lei stessa dichiara di chiedersi spesso come intenda continuare. Gran parte della sua produzione musicale attuale è in studio, con collaborazioni che si svolgono spesso a distanza. Nonostante le esibizioni “live” sempre più fitte, lo studio di registrazione le permette la concentrazione e la ricerca necessari alla realizzazione di un nuovo album.

Nella tradizione platonica un testo poetico che non possa essere messo in musica può addirittura ritenersi pericoloso: il suono e lo spirito sono una cosa sola per molte tradizioni e la parola, che è Verbo, va verificata, approvata, sancita, testata attraverso il ritmo.

Per esempio, Antonella Porcelluzzi ha voluto cantare il testo di “A Love Song”, un singolo realizzato con Simone Santarsiero, pubblicato da Submarine Broadcasting Company, UK, ispirato al libro « pericoloso » di Aleister Crowley.

Antonella Porcelluzzi riesce a comporre, cantando, o spiegando ai musicisti i suoni che cerca. C’è qualcosa del movimento punk nel suo approccio, la convinzione di potersi appropriare di quello che le serve, la capacità di mescolare i generi e di trovare nuove forme, questioni che diventano politiche. Privilegia la parola e il senso alla musica, nello stile del “Parlar Cantando”, o della “Spoken Word”; la parola riflette lo spirito, e lo spirito del testo. Ma poi la parola è essa stessa suono e la voce usa i suoni per significare. 

Nell’arco delle sue produzioni si distinguono due grandi gruppi, le canzoni politiche e le canzoni mistiche. Spesso i due aspetti sono uniti, come in Pasolini, o in Dante, due autori a lei molto vicini. Il disco “The Velocity of Velocities”, composto con Ivan Murlika/Deaf Society, Opa Loka Records, DE, prende da entrambe le ispirazioni: il testo futurista di Mina Loy è più politico, il testo di Teresa d’Avila più mistico, ma c’è una correlazione, un idea dello spirito che suggerisce le norme pubbliche, l’interno che va verso l’esterno, e viceversa.Il lavoro in questo tipo di espressione è più spirituale che musicale, perché il testo, la voce non può’ mai “sedersi”, tenere una posizione stabile, deve continuamente, dinamicamente trovare un equilibrio che è proprio dello spazio-tempo esatto in cui si sta operando. Questo richiede molto lavoro su di sé.

E’ per questo che nonostante il suo lavoro sia molto legato alla performance, all’ “azione”, nel senso di Beuys, all’improvvisazione e a certe forme di traduzione del/adattamento all’attimo presente, tutto è anche molto studiato, preparato, elaborato, lavorato, e traccia altresì un femminile approccio di rigorosi nuovi linguaggi che si propone come nuovo sentiero tracciato da recepire.

Potete ascoltare i lavori di Antonella Porcelluzzi sui canali tematici di Dots Unlimited Radio, la piattaforma nazionale dedicata alle nuove forme di linguaggio sonoro e comunicazione.