Addio a Ulisse Casartelli, il poeta delle “brevi estasi”

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Addio a Ulisse Casartelli, il poeta delle "brevi estasi"
Pixabay License ph. TambiraPhotography

È scomparso improvvisamente nella notte di sabato 13 aprile Ulisse Casartelli, Poeta del vero. Autore di numerose raccolte poetiche, ha saputo cogliere l’immensità della vita nelle sue molteplici sfaccettature e la straordinaria forza della stessa, sempre sentita e celebrata, venerata anzi, al di là della sofferenza, sul filo di un abisso, quello calato nel profondo dell’animo umano.

Si legge a pagina 24 della sua più recente raccolta poetica Erba Nuda (GaEle Edizioni, 2018): Ma io non venero la morte, / venero la vita, / e respiro / l’incanto / sul bianco della cenere. Proprio Erba Nuda  rappresenta “il suo testamento”, come il poeta stesso disse un giorno agli editori Maria Elena Danelli e Gaetano Baiotta e l’intenzione dell’opera è lo svelamento spirituale della “verità”.

A tale riguardo, è scritto ne L’immensità della cenere (Marco Saya Edizioni, 2017): “il senso (lo svelamento della verità) procede ugualmente, ma verso l’interno; nel tentativo di cercare una spoliazione assoluta del proprio io. Non per un atto di narcisismo ma per raggiungere quelle verità umane che abitano ognuno di noi, in particolar modo nella nostra parte più nascosta”.

Le sue poesie, nascevano da sole, come folgorazioni, mostrandogli costantemente il limite insito in ogni uomo. Un poeta, Ulisse Casartelli, che ha saputo indagare le profondità dell’anima, attraverso “brevi estasi”, potremmo così definirle, in grado di rivelare come per magia l’abisso che siamo, un mistero che grazie alla poesia può per brevi attimi rivelarsi. Senza schermo alcuno, con estremo coraggio e facendosi guidare costantemente da quelle “luci dell’anima” che di volta in volta comparivano ad indicare frammenti di realtà,  è riuscito a scrivere mirabilmente del proprio vissuto.

Tra i suoi autori di riferimento vanno certamente ricordati Charles Bukowski, Alda Merini e Walt Whitman “poeti – per usare le sue parole – che hanno restituito alla poesia la comprensibilità, donandola alle persone per farne una perla propria. Grazie alla loro capacità fenomenologica nel vedere lo stupore come in una lattina di coca cola vuota o nel male che li abitava, ho imparato che la parola non deve essere erudita ma in primo luogo vissuta. Solo così sprigiona la sua potenza.” (dalla nota introduttiva a L’immensità della Cenere). Anche la musica e nello specifico Leonard Cohen, come si legge ne La Balena azzurra (Acquaviva, 2017) hanno contribuito alla sua produzione poetica: Ho imparato a scrivere poesie / ascoltando Leonard Cohen. / Migliaia di volte la stessa canzone, / fino a quando un mosto / scendeva nelle ossa, / nei pensieri, / nel sangue. / Allora dalla mia finestra / al trentacinquesimo piano / cantavo stonato, / felice, / una musica soffice / incantevole / amara. / Per me soffiavano così / le sue canzoni / sul vento di New York…

Molti poeti poi e gli artisti contemporanei amici che l’hanno costantemente accompagnato nel suo viaggio poetico, tra cui Donato Di Poce, Nicola Vacca e Massimiliano Sarti.

Le poesie di Casartelli sono essenziali, il linguaggio diretto e pulito, teso a togliere tutto il superfluo e il peso, volendo lasciare spazio all’intima essenza del significato.

In un’intervista rilasciata a OFF qualche tempo fa, così descrisse il rapporto tra poesia e verità: “Per me la poesia è rivelazione, nudità dinnanzi a se stessi, spoliazione dei veli. Quando è tale diventa intersoggettiva, poiché svela una verità che abita ognuno di noi. Ma è anche uno squarcio che si apre nell’invisibile da cui con una mano emerge uno schiaffo e con l’altra una carezza. Ci vogliono una onestà e un coraggio disarmanti per solcare ogni volta il limite sulla verità che possiamo dire a noi stessi. Ad ogni modo a scrivere è l’inconscio, sempre quattro passi più avanti di dove siamo noi”.

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Stanza n. 12 (Pendragon, 2016) è forse uno dei suoi libri più significativi, scritto in una casa di cura dove il poeta rimase ricoverato per circa due mesi e che ha rappresentato, come scritto Casartelli stesso in relazione alle poesie che lo compongono “un’autentica forma di autoterapia”, poesie come parole che curano.

Ulisse Casartelli deve ad ogni modo essere ricordato per la leggerezza e la felicità che ha saputo mirabilmente raccontare ne La Balena Azzurra, ma soprattutto per una sorta di arcana nostalgia per le cose perdute e ritrovate nell’innocenza del proprio Essere: All’indietro risalgo / il fiume di me stesso. / Lassù / un bimbo / mi aspetta da tempo.

Dedicata a Ulisse

Mentre viaggio
guardo fuori da questi vetri
rotti dell’anima
vedo un passaggio
inaspettato richiamo
di ricordi appesi
come quadri di infinito