Da Giovedì 28 marzo, presso la galleria Federico Rui Arte Contemporanea di Milano potrete vedere la doppia personale Dialoghi Intimi di Giuseppe Bergomi e Alma Tancredi.
Il dialogo tra il grande scultore e la pittrice – sua moglie – ricostruito dal gallerista, consiste nell’esposizione di cinque sculture in bronzo e dodici dipinti realizzati con la tempera all’uovo.
Giuseppe Bergomi e Alma Tancredi ci rendono partecipi della loro sinergia attraverso spaccati di vita ordinaria. Giuseppe Bergomi si occupa in questo caso di creare i protagonisti del racconto tramite le sue celebri statue, Alma Tancredi di disegnare loro attorno a un ambiente quanto più familiare possibile.
Il risultato è una proiezione di una realtà ideale ma evanescente, che viene colta dal fruitore appena prima che scompaia all’orizzonte. Come scrive Vittorio Sgarbi infatti: “L’arte – dice Bergomi, da perfetto artista moderno – non è mai la realtà vera; è il confronto che la coscienza stabilisce con essa, riflessione che ci porta a concepire una realtà parallela, riflesso delle nostre esistenze, idea del mondo in cui convivere, con cui stabilire un continuo dialogo”.
E’ una storia dunque quella raccontata in Dialoghi Intimi, la storia di due persone che si amano, della loro casa e della loro vita insieme, umana e professionale; la storia di due persone che hanno scelto di condividere la loro intimità, anche nella semplicità delle imperfezioni, senza nascondersi dietro alla venusta patina che l’arte può offrire.
Bello è ciò che percepiamo come tale – come direbbe Hume – il gusto non ci dice nulla delle caratteristiche dell’oggetto in sé, ma ci aiuta a riconoscerlo. In queste opere dunque, la prima impressione è proprio questa: che gli artisti abbiano creato per amore. Amore dei corpi e amore per lo spazio dove essi si muovono.
Giuseppe Bergomi racconta attraverso le sue modelle, tra cui sua moglie, musa e ispiratrice, una ricerca indipendente ma fortemente correlata proprio allo spazio e ai corpi dove e con cui condivide le sue giornate. Le figlie e la moglie (ma non solo) vengono dunque rappresentate con gli occhi di un padre e marito artista esattamente per ciò che sono, comprese le imperfezioni: perché l’amore è esso stesso imperfetto, come l’essere umano d’altro canto.
Parallelamente, la ricerca di Alma Tancredi non viene oscurata da quella del marito, come si potrebbe pensare, bensì viene valorizzata dal fatto che anche lei parte dagli stessi assunti di partenza. Una tovaglia di pizzo, una tazzina, la vista dalla finestra di casa: tutti elementi condivisi in una vita insieme e riprodotti con grande cura per il dettaglio. La tempera all’uovo poi, conferisce ai quadri quella particolarità casereccia, quei colori così caldi da scaturire nell’osservatore un ricordo di casa: il profumo del tè, dei biscotti, dell’erba appena tagliata, della primavera.