Il fumetto su Jan Palach, torcia umana contro il comunismo

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Era il 16 gennaio 1969, la Russia sovietica invadeva la Cecoslovacchia e uno studente universitario poco più che ventenne sceglieva di darsi fuoco come estremo atto di protesta in Piazza San Venceslao a Praga: Jan Palach, “la torcia nella notte” che voleva illuminare il processo di modernizzazione della Cecoslovacchia violentemente arrestato dai carri armati dell’U.R.S.S. Cinquant’anni dopo, i significati di quel gesto diventano una graphic novel, la prima in Italia: Jan Palach. Praga 1969. Una torica nella notte (Ferrogallico Editrice, 2019, con prefazione di Emanuele Ricucci, un saggio di Umberto Maiorca, testi e disegni di Petr Vyoral, in libreria dal 15 marzo) ripercorre la vita e il sacrificio della “torcia n.1”: non un suicidio, ma una dedica alla vita e un atto d’amore per la propria terra.

Basterebbe chiedere a quel giovanotto incontrato sotto casa a quale prezzo venderebbe la pelle per la libertà propria e della propria gente. E lui vi risponderebbe che certamente morrebbe – scrive Emanuele Ricuccima solo per il diritto degli altri di possedere carnalmente la sua terra, i suoi confini, la sua assistenza, poiché è così che oggi si è parte del mondo civile“.

Giorgia Tabbita

Tipi ostinati e coraggiosi quelli della casa editrice Ferrogallico. Non solo perché producono opere cartacea di qualità con disegni di elevata fattura (e già questa è impresa improba), ma anche perché spaziano nei territori della cultura elevatissima. Senza nulla togliere a Capitan Harlock (e lo dico senza ironia), un fumetto su Nietzsche (che abbiamo recensito qui) o su Jan Palach rappresenta un gesto imprenditoriale e culturale coraggioso.

Ferrogallico, fumetti ostinati e contrari per rigenerare e contaminare la cultura del presente, sulla via dell’arte e del coraggio. L’intelletto al servizio del fumetto“: così si presenta l’intrepido editore. E ne ha ben donde.

Un tributo a cinquant’anni dalla morte di Jan Palach, un must have per ogni intellettuale-e-non che non abbia ancora mandato all’ammasso il proprio cervello, un’opera letteraria e creativa e artistica che fa una scorribanda nella storia come pensiero e come azione.

In memoria di Jan Palach è stata inaugurata da Vittorio Sgarbi una strada nel comune di Sutri.

Emanuele Beluffi

1 commento

  1. Il gesto estremo di Jan Palach, a Praga il 16 gennaio del 1969, assieme all’insediamento di Paolo Giovanni II (Papa Woytila) nel 1979 e alle lotte sindacali di Danzica e Stettino (nascita di Solidarnosc) nell’estate del 1980 e la caduta del muro di Berlino nel novembre del 1989, sono le tappe importanti della caduta morale prima che fisica e ideologica, del comunismo: il regime più criminale della storia per il numero di morti, per il numero dei popoli e degli uomini oppressi, per la durata.
    Ogni volta che cade un pezzo di questa infamia che ancora agisce nel mondo, è una nuova conquista di libertà.
    Sono passati 50 anni dal 16 gennaio del 1969, quando, per protestare contro l’invasione sovietica in Cecoslovacchia, per sopprimere la voglia di libertà di quel Paese, il giovane universitario Jan Palach, 21 anni, si dava fuoco in Piazza Venceslao a Praga.

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