Mr. Zed: “Tutti mi ricordano come cameriere Carrà”

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Mr. Zed: “Il mio uomo-robot tra Sanremo, Carrà e l'amicizia con Fellini”

David Kirk Traylor è l’uomo-robot, l’androide, il “mimo” robotico che da 40 anni lascia sbalorditi grandi e piccini. Descrizione che sfuggirebbe al grande pubblico se non lo si chiamasse con il nome con cui è diventato celebre in Italia, in Europa e nel mondo: David “Mister” Zed. Americano di Indianapolis, ha portato nel nostro Paese una ventata di divertimento… meccanico. Dal successo con Raffaella Carrà agli spettacoli in Stati Uniti e Giappone, si racconta tra aneddoti e battute a raffica.

David, come ti definisci? Mimo, attore, cantante o robot?
Non lo so (ride, ndr). Diciamo bipede. O mammifero!

Una vita sul palco…
Ho iniziato a fare spettacoli ancora prima di imparare a leggere! A 5 anni ho convinto mia madre a propormi per recitare in un programma tv per bambini. Mi hanno chiamato e ho superato il provino. Ricordo la scena dove spiegavo il lavoro dei pompieri. In testa avevo un bellissimo caschetto rosso.

È vero che a 7 anni facevi il ballerino classico?
Proprio così. A me non è che piacesse tanto, più che altro lo faceva mia sorella. Una volta c’era bisogno di coprire un bambino che non era arrivato il tempo mi “hanno” offerto volontario! Ma ricordo anche le recite di Natale. Ero uno che piaceva poco alle maestre e infatti mi davano sempre la parte del pastore numero 3, quello che non parlava. Temevano che non rispettassi il copione…

Mr. Zed: “Il mio uomo-robot tra Sanremo, Carrà e l'amicizia con Fellini”

Fino all’idea dell’uomo-robot
Ero un ragazzino e lavoravo ad Atlantic City in un castello dell’orrore. Ero una specie di Dracula “chiuso” in una cornice da cui davo il benvenuto ai visitatori. Poi, all’improvviso, uscivo dal mio loculo spaventando tutti. In quel periodo sono rimasto affascinato da un manichino di Frankenstein che si muoveva a scatti. Prima l’ho studiato, poi ne ho riprodotto i movimenti… ed eccoci qua!

Con la parrucca in testa. A proposito, di cosa è fatta?
Non è una parrucca, ma una calotta. Di lattice e rinforzata con fibre di vetro. All’inizio, quando mi trovavo ancora in America, avevo un problema: i capelli erano “pazzi”, non obbedivano. Poi la soluzione. Mi trovavo a Nizza per uno spettacolo quando nella vetrina di un negozio di antichità ho visto un manichino con una specie di parrucca di gomma: me ne sono fatta costruire una uguale.

Tra costume e calotta, quanto ci metti a travestirti?
Dipende dal tipo di spettacolo. In tv bisogna truccarsi in modo perfetto anche per una questione di “visibilità”, a teatro si può fare tutto più velocemente. Più o meno servono una ventina di minuti.

E il trucco? È importante?
Moltissimo. Dopo essere arrivato in Italia (nel 1979, ndr), il primo a farmelo capire è stato il grande Rino Carbone. Era il truccatore di Fellini, di cui mi vanto di essere stato amico. Rino mi ha aiutato molto, ma ogni tanto lo correggevo perché voleva farmi assomigliare a un essere umano (ride, ndr)!

Dall’esordio a Tilt a Pronto, Raffaella?
Tutti mi ricordano come il maggiordomo, movenze robotiche e smoking bianco. In realtà, ero andato lì la prima volta come ospite per presentare il mio ultimo disco. La Emi, la mia casa discografica, mi aveva mandato lì come soluzione di ripiego. Nessuno credeva nel successo del programma, visto che andava in onda a mezzogiorno. E invece… Poi il regista Sergio Japino mi ha proposto un ruolo fisso: 340 puntate in diretta, è stato bellissimo. Negli Usa si registra quasi tutto…

E, in mezzo, il Festival di Sanremo!
Sì, mi sono esibito fuori concorso sul palco dell’Ariston, La canzone era R.O.B.O.T. Una grande emozione. Ero preso dal fascino di tutto quanto, non sapevo a chi o a cosa dare attenzione. Era un caleidoscopio – si dice così in italiano vero? (ridacchia, ndr) – di colori, movimenti e spettacolo!

Zed… Cantante! Come è stato possibile?
Merito di Claudio Simonetti, il fondatore dei Goblin. E della Emi. La musica di quell’epoca era molto “robotica”: Kraftwerk, Rockets e così via. Plagi? Nessuno! Solo una serie di coincidenze.

Tornando alla Carrà, come ti sei trovato con lei?
Benissimo. Raffaella è una grande professionista, concentrata e preparatissima!

Hai lavorato anche per Paolo Villaggio in Grandi magazzini
Dito, no! Era la battuta del suo personaggio, un ladruncolo che si fingeva un robot per truffare un venditore di apparecchi elettronici. Non era molto focalizzato sui movimenti, ma fargli da coreografo è stato interessante e piacevole. Era molto disponibile e raccontava di ammirare il mio lavoro. Amava ripetere che La cultura è come la marmellata: meno ne si ha e più si spalma.

E Fellini? Prima dicevi di essere stato suo amico…
Lo sono diventato per caso. Ero appena arrivato in Italia quando sono andato a Cinecittà per incontrarlo. La sua assistente, Giovanna Bentivoglio, mi aveva scambiato per un fan e voleva mandarmi via. Ma quando le ho mostrato il mio repertorio mi ha portato da lui. Mi aspettavo di trovarmi davanti un piccoletto con gli occhiali spessi. Invece sembrava un giocatore di football!

In Italia hai lavorato anche con Carmelo Bene. E all’estero?
Ho smesso di lavorare in Italia alla fine degli anni Ottanta. Sono tornato negli Stati Uniti fino al terremoto di Los Angeles, dove avevo preso casa. Mi trovavo per lavoro a New York quando sulla CNN ho visto una casa in fiamme… Era quella del mio vicino! La mia abitazione è andata distrutta, per fortuna la tv satellitare Orbit mi ha dato carta bianca per girare The Mr. Zed Show, un grande successo andato in onda in 25 Paesi di tutto il mondo. E non dimentico il mio amato Giappone!

Come in Giappone?
Lì ho 20 milioni di fans! Sapete che sono stato il primo americano ed europeo a vincere il Gran Premio Internazionale della comicità di Tokyo? Ma ho fatto anche un sacco di altre cose, invito i più curiosi a visitare il mio canale YouTube, Mister Zed, e il mio sito ufficiale www.mrzed.com.

Pazzesco! E oggi cosa fa mister Zed?
Da quando sono tornato in Italia (vive a Roma con la moglie Nunzia, n.d.r.) ho fatto diversi spettacoli live. I più recenti? Uno con L’allegra orchestrina, un bravissimo gruppo di musicisti-comici. L’altro, con la One Shot 80’s Band: insieme portiamo in giro la musica anni ’80. Ah, ad aprile sarò a Los Angeles per un lavoro che però e ancora top secret. Da buon robot, tocco ferro!

Ci racconti un episodio off della tua carriera?
Il mio episodio off è legato a Fellini. Stava per uscire il suo La città delle donne, dove era prevista una mia piccola parte che purtroppo è saltata all’ultimo. Un giorno, a Cinecittà, ci siamo divertiti a “girare” un film insieme. Io salivo su una scaletta e mi muovevo come King Kong, mentre lui fingeva di prendere degli aerei da combattimento per colpirmi con una pioggia di bombe. Si divertiva a chiamarci Fred e Zed!