“Precious”, in esclusiva per OFF il nuovo Video degli Exempla

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Exempla, rock progressivo proiettato nel futuro
ph. courtesy Studio DMD

Rock melodico che si ascolta ad occhi chiusi e si sogna con la mente. Un rock energico dal volto umano, che afferra i nodi cruciali dei sentimenti più profondi. Il loro nuovo album si intitola Precious e loro sono gli Exempla, di cui vi abbiamo parlato qui. Ascoltandolo si coglie un mix pulsante di atmosfere che fanno volare la mente, un concept raffinato di puro rock tridimensionale ispirato a diverse influenze. La band italiana è formata di Marta Melis (voce), Carlo Piernovelli (batteria), Marco Damu (chitarra), Luciano D’Ortenzio (tastiere), Daniele Baldani (basso). La vocalist, Marta, con la sua voce racconta “l’uomo” immerso in un mondo di relazioni e noi abbiamo avuto il piacere di fare una chiacchierata con lei.

La vostra musica risente dei grandi pionieri del rock progressive. In che senso la possiamo definire ‘progressiva’?

Progressive è sinonimo di crescita e continua sperimentazione. Non si potrebbe considerare progressive quel rock stantio, rimasto fermo agli anni passati. Il nostro rock progressive guarda al passato ma è proiettato al futuro. Brani come “Here is my secret”, “Go up the stream”, “Snake’s hiss”, “Rain from the sky“, esprimono al meglio la nostra proiezione avveniristica. Un orecchio raffinato riesce a cogliere le influenze del passato, ma anche l’incastro delle sonorità all’avanguardia. Gli strumenti elettronici sono rimasti gli stessi, ciò che è cambiato è l’approccio creativo. Noi siamo sempre alla ricerca di nuovi intrecci sonori, senza mai porci limiti, nemmeno in termini di tempo.

Nei testi, voi parlate di tridimensionalità. Quali sono queste tre dimensioni? In che senso sono proiettate nell’amore che prova l’uomo?

L’uomo è immerso nella tridimensionalità. E come tale se riuscisse a riscoprire questa realtà che gli appartiene, sarebbe certamente più umano. La dimensione verticale riguarda ciò che sta sopra, il mistero divino che ci sovrasta, l’infinito che sta più in alto della nostra comprensione e ci affascina, ci interroga. La seconda dimensione, quella orizzontale, riguarda ciò che sta attorno. Mi riferisco alle relazioni sociali, al nostro rapporto con gli altri, non sempre libero da comportamenti ego riferiti. L’ultima dimensione, quella interiore, è dove avviene l’incontro con noi stessi. E’ la dimensione intima e spirituale, dove nascono i sentimenti più profondi. “Here is my secret” canta proprio questo: il segreto della trasformazione.

Chi è l’autore dei testi?

Ai testi contribuisco personalmente. Ma siamo una band proprio perché lavoriamo in gruppo: le idee, la musica. gli arrangiamenti e la cura dei suoni sono lavori che facciamo tutti insieme. In questo modo riusciamo a realizzare un prodotto che ognuno di noi si sente proprio e lo suoniamo al meglio.

Com’è lavorare in cinque? È difficile mettere d’accordo cinque teste pensanti?

Alcune volte ci sono delle difficoltà oggettive, perché siamo cinque persone diverse, abbiamo le nostre esigenze, i nostri pensieri e anche le nostre fatiche che si riflettono sul lavoro artistico. Tendenzialmente, però, riusciamo sempre a fare squadra e a lavorare in armonia perché ci teniamo tutti moltissimo ad un’ottima riuscita delle nostre canzoni.

“Precious”: da dove il titolo? Chi è “prezioso”?

Un uomo è prezioso in sé, ma infinitamente di più, se amato. Precious è un grido di amore. Anzi, è una dichiarazione d’amore all’uomo. Non basta protestare e indignarsi contro la violenza. Non basta scoprire il male, per poterlo combattere. A nessun aggressore si chiede la carta d’identità, lo si respinge e basta. Il video di “Precious”, che sarà pubblicato il 5 marzo e con piacere condivideremo l’esclusiva con voi, racconta una storia di aggressione e di rapimento. Si tratta di un tema molto attuale, interpretato dalla bravissima attrice Carlotta Graverini.

Che storie narrano i vostri brani? Che emozioni ed esperienze ci sono nascoste dietro la vostra musica?

Diciamo che l’album “Precious” è un concept partorito pensando all’uomo, al bellissimo essere che è l’uomo. Oggi si parla molto di socialità, ma pochissimo della persona. Dell’individuo in sé, del suo essere. E’ inaccettabile che l’uomo disperi per cose inutili e persista in esaltazioni ridicole. Il lavoro è importante, ma non è un assoluto e on può redimere l’uomo. Crediamo che non si possa sprecare la vita di un uomo solo per dei meri vantaggi commerciali, l’esistenza poi diventerebbe un’epidemia criminosa. La copertina dell’album esprime metaforicamente l’uomo in cammino verso il perfezionamento di sé.  Il concetto di “uomo in piedi” è immagine di un uomo forte e libero.

Che novità ha portato l’album?

Noi siamo i primi a beneficiare delle novità: ci sentiamo in grado di realizzare ogni conquista e siamo convinti della qualità del nostro prodotto da un punto di vista creativo. Fortunatamente l’apporto finale è stato ad opera di Alberto Cutolo, ingegnere mastering eccezionale. La speranza è che la nostra musica provochi un’entusiastica creatività in chi ci ascolta.

Quando è nata la band e com’è stato iniziare un percorso insieme?

Ciascuno di noi veniva da esperienze musicali diverse: chi dal Rock, chi dal Jazz, chi dal Pop. Abbiamo unito le nostre esperienze personali è l’esito è stato questo nostro gioiello. Anche se iniziare è stato davvero molto faticoso, abbiamo dovuto cercare lo stile, i suoni e gli arrangiamenti dei brani; un lavoro veramente duro di ricerca dello stile,ma ce l’abbiamo fatta e questo è importante.

Come si è creata la vostra identità musicale?

La ricerca della nostra identità è stata un lavoro durissimo e sperimentale. Volevamo un rock potente, profondo e sognante ma niente di caotico. Ogni strumento doveva essere collocato in piani prospettici diversi, proprio come un quadro di Raffaello. È stata dura, ma gli Exempla ci sono riusciti: cassa e rullante sono potenti, il basso ha una propria linea melodica in ogni brano, le chitarre hanno suoni aperti, le tastiere aprono all’infinito. Un rock che fa proprio viaggiare la mente e raggiungere i posti più sperduti.  

Come vi siete conosciuti e che cosa vi ha spinto a formare la vostra band?

Ci conosciamo da diversi anni e siamo stati sempre legati da una profonda stima reciproca. Vivendo nella provincia ci si conosceva già come artisti, uno con l’altro. Questo ci ha spinti ad unire le nostre esperienze artistiche per dar vita a questo progetto e creare qualcosa di musicalmente diverso e innovativo.

Di solito, nell’ambito del progressive i concerti durano molto. I vostri quanto durano?

Sì, di solito è così. I nostri durano molto semplicemente per il fatto che ci piace attirare l’ascoltatore dentro il nostro mondo, dentro la nostra musica e dare la possibilità a chi ci ascolta di volare con l’anima e di rivolgersi a nuove dimensioni. Ci piace definire il nostro Rock come una finestra aperta sull’infinito. Insomma, stiamo parlando di anima, mente, cuore.
Possiamo, forse, guardare l’orologio mentre creiamo e suoniamo?

Ci racconti un episodio off del vostro percorso?

Durante un nostro concerto, a Teramo, con la piazza gremita, improvvisamente una parte della splendida scenografia sovrastante il palco è caduta addosso al batterista. Per fortuna è rimasto illeso! Più recentemente, invece, durante un concerto a Roma, il piatto ‘chino’ del batterista è crollato su una delle tastiere di Luciano, danneggiandola irrimediabilmente. Forse è stata l’onda d’urto del nostro rock a provocare tutto. Per ultimo, un episodio off di cui siamo stati molto contenti. Dopo un nostro concerto, un fan si è intrufolato dietro il palco per poterci ringraziare della bella musica ascoltata, ma soprattutto, delle parole che avevo pronunciato durante il concerto. È stato stupendo perché mi ha detto che l’avevano toccata nel profondo e cambiata dentro, in positivo.