La storia di Ernst Niekisch (1889-1967) attraversò le grandi ideologie del XX secolo con vigore e con coerenza, passando dalla partecipazione alla Repubblica bavarese dei Consigli e dal nazionalbolscevismo, per poi frapporre una dura resistenza ideologica alla dominazione nazista.
Dopo essere stato anti-Hitleriano radicale fin dal primo giorno della dittatura e aver pagato la sua “parola contraria” al regime con otto anni di prigionia in un lager, Niekisch fece un’importante esperienza politica anche nella Repubblica Democratica Tedesca.
Oggi è considerato uno dei maggiori precursori del comunitarismo. Ne Il Regno dei Demoni. Una fatalità tedesca (NovaEuropa, 2018, 761 pp, 32 euro) l’editore fa un ottimo lavoro nel raccogliere i due testi dello stesso Niekisch dedicati all’analisi del nazismo.
Il primo – inedito in Italia – risale al 1932 e rappresenta uno studio puntuale sull’ascesa del movimento fondato da Adolf Hitler: appunto, Una fatalità tedesca.
Il secondo, Il Regno dei Demoni, iniziato sotto il Reich e concluso dopo la guerra, costò all’autore la reclusione. In aggiunta, una prefazione e un saggio di Franco Milanesi e Alessio Mulas, importanti studiosi della Rivoluzione Conservatrice.