Brillante attore e doppiatore napoletano, Leandro Amato recita in teatro ma ha lavorato anche per il cinema nei Tre Tocchi di Marco Risi e per la tv in diverse fiction di successo (Capri, Elisa Di Rivombrosa, Joe Petrosino e Don Matteo). A teatro, oltre ad aver recitato tra i tanti con registi del calibro di Peppino Patroni Griffi, si ricorda con il musical West Side Story in cui ha interpretato il protagonista Tony. E l’anno scorso ha preso parte al famoso concerto-musical Zerovskij Solo per Amore con Renato Zero. Attualmente impegnato con il musical Musicanti, ora in scena al Palapartenope di Napoli, ha rilasciato a noi di OFF un’intervista in cui si parla del teatro, della musica e della Napoli di ieri e di oggi.
Come è nato Musicanti?
È un musical che parte da persone come Sergio De Angelis e Fabio Massimo Colasanti: uno è stato il produttore di Pino Daniele e l’altro è stato il suo chitarrista per tanti anni. Entrambi hanno deciso di unire le loro forze e di fare un musical così da poter sposare una storia alla musica e alle canzoni di Pino Daniele. Ci sono dei musicisti strepitosi che suonano dal vivo come Alfredo Golino, Colasanti ed Elisabetta Serio, pianista di Pino negli ultimi anni della sua vita. Musicanti è una produzione molto importante: sono stati spesi più di un milione di euro per poterlo realizzare. Noi siamo 9 attori, ci sono 10 ballerini e 7 musicisti.
Come sono andate le prime serate?
Abbiamo debuttato il 7 dicembre con un successo strepitoso, al Palapartenope di Napoli, dove in questi giorni abbiamo già avuto 6000 presenze paganti. C’era la gente che cantava e saltava. C’era anche il sindaco di Napoli, De Magistris, che era entusiasta. Tempo prima abbiamo fatto un pre-debutto a Todi e anche lì è stato un successo spettacolare. Faccio questo lavoro da trentacinque anni e non avevo mai visto nulla del genere. C’è tantissima richiesta, tanto che i produttori hanno aperto altre tre date il 21-22-23 dicembre.
Tu interpreti un delinquente, O’ Scic. Che personaggio è?
È un personaggio particolare, è un boss del quartiere che è innamorato di una ragazza (la protagonista, n.d.r.) e che vuole distoglierla dalla sua passione di cantare all’interno di un locale, il Ue Man, così decide di comprarlo per poterci fare un supermercato. È un personaggio che mi piace molto fare. È il cattivo della situazione ed è un ruolo che mi interpreto sempre volentieri. Poi canto delle bellissime canzoni di Pino Daniele.
Ti è mai capitato di conoscere personalmente Pino Daniele?
Ho avuto modo di conoscerlo quando ero molto giovane e lui suonava per dei locali a Napoli. Poi Pino è esploso quasi subito e io come tanti sono diventato un suo fan e andavo a seguirlo nei suoi concerti.
Lui in cosa era un vero napoletano?
Nella sua poetica, nella sua umanità, nella sua malinconia. Il napoletano in certi aspetti ha come la saudade brasiliana, quella nostalgia velata che nasconde anche nella risata una sorta di malinconia. E Pino è stato, ed è, per noi napoletani una grande icona come poteva esserlo Totò. Perché in qualche modo Pino ha portato avanti, oltre la modernità della musica, per certi aspetti, anche la tradizione. Lui ha mischiato la tradizione con il blues, ha avuto una grande intelligenza musicale e un grande talento. Nelle sue canzoni c’è tutto il mondo, napoletano e non. C’è la poesia pura.
Cosa si è perso e cosa è rimasto della Napoli di un tempo?
Della Napoli di un tempo è rimasto poco. Pino era un grande conoscitore musicale di quella canzone napoletana classica degli anni ‘30-‘40-‘50, non ha mai avuto riferimenti con altro tipo di canzone napoletana, come nuovi melodici e simili. Lui ha preso quella che era la tradizione e l’ha trasformata in blues, essendo accettato in tutta Italia. Pino Daniele rappresenta un po’ musicalmente quello che rappresenta Eduardo De Filippo per il teatro. Sono entrambi artisti apprezzati in tutta Italia. Pino all’inizio ha avuto un po’ di difficoltà quando andava a fare i concerti al nord, poi la sua musica ha conquistato tutti, perché la sua musica è internazionale così come lo è la vera musica tradizionale napoletana.
E la musica neomelodica?
Non so neanche che cosa sia. Ci sono molte persone che la sentono e la cantano. Ma fa parte dei gusti. Io rispetto i gusti di queste persone ma personalmente non mi rappresentano. È un genere che non mi piace.
Ora c’è qualche artista che rappresenta bene la cultura napoletana?
Sì, ce ne sono tanti. In teatro come anche nella musica. Nella musica ci sono gli Almamegretta, per il teatro Mariano Rigillo, e poi ci sono tanti talenti. Ad esempio il gruppo di giovani artisti capeggiati da Alessandro Rak che hanno fatto Gatta Cenerentola, film di animazione che è stato proiettato in tutto il mondo. Io ho avuto la fortuna di poter fare il loro primo film che è L’arte della felicità. Hanno fatto due film che sono due capolavori meravigliosi. E poi c’è tutto un mondo culturale napoletano che a Napoli sta vivendo dei momenti molto importanti, di grande livello sia in campo musicale che teatrale.
I napoletani come rispondono a questo mondo culturale?
Qui a Napoli c’è molto fermento. I teatri sono tutti pieni, sia per quanto riguarda il teatro più tradizionale ma anche quello di ricerca con vari spazi all’interno della città dove vedi molti giovani, mentre nelle altre città molto spesso si vedono persone anziane che fanno l’abbonamento e che riempiono i teatri ma si vedono pochi giovani. Mentre a Napoli c’è un movimento culturale giovanile che è molto attento a quello che culturalmente accade in città.
C’è qualcosa invece su cui bisognerebbe “lavorare”?
Purtroppo ci sono molto spesso come sta avvenendo da parecchie tempo serie televisive che parlano di una Napoli che sicuramente c’è, esiste, ma che non è così presente, così imponente. Mi riferisco alle serie che parlano solo di camorra ed altre cose. Ci sono i problemi come ci sono in tutte le grandi città ma non sono così estremi come si vede. A Napoli è bellissimo oggi vedere tanti turisti e una vita culturale molto attiva, fatta di musei, teatri, mostre, come da anni non si vedeva. È una città che ha tantissimi tesori e ci sono tante possibilità per le persone di visitarli. È un momento molto bello che sta vivendo questa città. Questo è stato percepito anche dagli stranieri.
Gli stranieri apprezzano e infatti con Musicanti andrete anche all’estero…
Sì, andremo in Argentina, in Corea, in Australia e adesso pare che dopo il risultato dei primi spettacoli la produzione stia trattando anche con la Germania. La musica italiana in generale è molto apprezzata all’estero, e poi ci sono dei posti come l’Argentina in cui vivono molti italiani che conoscono bene Pino Daniele.