Vittorio Sgarbi: “La Gioconda è una gran puttana”

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Vittorio Sgarbi: "La Gioconda è una gran puttana"

Vittorio Sgarbi: "La Gioconda è una gran puttana"Vittorio Umberto Antonio Maria Sgarbi, nasce a Ferrara nel 1952, è il primo dei due figli dei farmacisti Giuseppe e Rina. La sua vita è inimitabile come quella del Vate Gabriele D’Annunzio. Le sue lezioni sul Rinascimento sono indimenticabili. Al Mondadori OFF il critico d’arte più temuto d’Italia Vittorio Sgarbi, che ha colto l’occasione per presentare anche il nuovo progetto al quale collabora: Artisti, l’Annuario Internazionale di Arte Contemporanea realizzato da Art Now e distribuito in tutta Italia da Mondadori Store.

Poche ore fa hai dichiarato che ti candiderai a Ferrara alle prossime elezioni come sindaco. Come farai se sei già sindaco di Sutri e Assessore alla Cultura ad Urbino?

Puoi fare il parlamentare e il sindaco in una città di 15.000 abitanti, oltre no, però puoi fare il parlamentare e il vice sindaco in qualunque città. In teoria puoi fare il sindaco i una città e l’assessore in un’altra, ma non puoi fare viceversa il sindaco e il consigliere: sono due ruoli elettivi. Per chiudere questa vasta materia: Io posso fare il sindaco e l’assessore, come accade a Sutri e a Urbino e potrei anche aggiungere Ferrara. Potrei fare qualunque cosa, però la mia candidatura a sindaco di Ferrara, per esempio, comporterebbe le dimissioni da Sutri. Siamo nella prospettiva di istituire a Ferrara una dignità culturale. Una delle cose che ho pensato che avrebbero potuto fare questi deficienti comunisti è rendere più gradevole Palazzo dei Diamanti. Bisognerebbe fare liste solo con persone di cultura che diano la cultura al potere. Dopo di che quando andremo alle Europee vedremo di fare un’alleanza con l’Altra Italia, tanto hanno un nome del cazzo.  

Noi abbiamo lanciato un movimento che si chiama CulturaIdentità che sta aggregando proprio associazioni, fondazioni..

Però è meglio Rinascimento come nome del partito! CulturaIdentità richiama un po’ il modello leghista che ha l’identità assieme alla cultura, facciamo un’alleanza! Per le europee va benissimoVittorio Sgarbi: "La Gioconda è una gran puttana"

Intitolerai una via al grande Italo Balbo?

Naturalmente! A lui e ad altri ferraresi dimenticati come Folco Quilici.

Parliamo di questo libro che è uscito da poco, “Il Novecento dal Futurismo al Neorealismo”

Ho cercato di fare un percorso nel 900 che riscoprisse le personalità dimenticate. Oltre a quelle che conosciamo, Boccioni, De Chirico, Sironi, De Pisis e così via, ci sono artisti che hanno avuto minore visibilità, come Giulio Aristide Sartorio, che ha fatto il meraviglioso Fregio del Parlamento Italiano. Ultimo grande pittore italiano, Sartorio comincia questo fregio lo stesso anno del Futurismo, un movimento internazionale, ANCHE SE Sartorio sembra essere invece un artista più di retroguardia. Già la copertina stessa del mio libro, Madre e figlio, fa capire che io ho inteso fare l’altro Novecento, ovvero il Novecento Carsico. Vengono fuori personalità come Pietro Gaudenzi, Franco Asco, Carlo Bonomi. Il libro vuole riabilitare un Novecento sconosciuto senza però cancellare l’altro, che è quello appunto dei futuristi, di De Chirico, di Morandi, quindi credo che sia un’occasione per ripensare tutto il Novecento…

La lezione di Marinetti oggi è più viva che mai: rilanciare la cultura italiana nel mondo. Il Futurismo è stato l’unico movimento italiano di fama internazionale del ‘900

L’ultimo artista internazionale che noi abbiamo avuto in Italia – e questo nonostante qualcuno continui a pensare che io non capisca l’arte contemporanea – in realtà l’ho individuato io più di trent’anni fa e si chiama Domenico Gnoli. Quindi mentre i miei pseudo-colleghi perdevano tempo con l’arte povera, questo artista italiano si è alzato fino al riconoscimento universale che lo rende peraltro così prezioso e raro.

Sei in tournée con il tuo nuovo spettacolo, dopo Michelangelo e Caravaggio a 500 anni dalla sua morte stai portando in scena Leonardo. qual è la grandezza pittorica di Leonardo?

Era un pittore pessimo, però era talmente intuitivo che era capace di pensare cose che gli altri non riuscivano a pensare, infatti la sua frase emblematica è: «La pittura è cosa mentale» e tutto quello che lui ha fatto era mentale. In lui c’è già Duchamp. Quando Duchamp prende l’orinatoio in realtà fa un atto mentale, la stessa cosa vale per le invenzioni di Leonardo. Il Cenacolo di Leonardo è tutta intuizione mentale, è la rappresentazione delle reazione psicologica degli apostoli dopo l’affermazione di Gesù: «Qualcuno di voi mi tradirà». Tutti sono raggruppati per tre e il gruppetto più bello è certamente quello in cui è ritratto Giovanni Evangelista, nonché lo stalker di Gesù, che in tutte le rappresentazioni dell’Ultima Cena gli è addosso mentre invece in questa di Leonardo appare (finalmente) staccato, permettendo, tra le cose, di individuare Cristo da solo. Quindi in questo lui è un genio: nel concepire, nel pensare, nell’avere l’idea di quello che poi potrà essere fatto e dipinto (poi male…) l’intuizione è formidabile lui è un grandissimo pensatore, un artista concettuale, concepisce l’arte come una cosa nuova per esempio fa una grande troiona, che è la Gioconda…

Parlaci ora di Michelangelo

C’è questa singolare idea che il Giudizio Universale sia come un sipario, per cui si vedono gli angeli che però arrivano da un’altra storia, una volta che Dio ha redento l’umanità…. Una concezione formidabile che parte dall’Inferno e lentamente fa salire le anime verso di lui. Un’opera straordinaria, la persuasione che Dio non possa non esistere, una sorta di garanzia d’esistenza.

Tu che ami così tanto Cinquecento e Rinascimento, dell’Arte Contemporanea invece cosa pensi?

Ho individuato numerosi artisti che sono poi stati premiati e riconosciuti attraverso peraltro l’unico strumento che conferma la grandezza dell’opera: quello che il mercato ne dice. Per quello che riguarda l’arte contemporanea, il problema vero è che c’è un eccesso di creatività. Oggi tutti si svegliano e decidono di essere artisti. Al che io a questa gente direi: «Riunitevi tutti e aprite una pizzeria!»

Com’era Sgarbi a scuola?Vittorio Sgarbi: "La Gioconda è una gran puttana"

I miei genitori, che avevano una visione sbagliata del mondo contadino, temendo avrei avuto un handicap alle scuole medie, mi iscrissero alla Scuola dei Fratelli delle Scuole Cristiane, agli Istituti Canonici Mattei, dove rimasi fino alla terza media. Prendevo il pullman per andare dal paese, che è Rho Ferrarese, a scuola: c’erano tante soste e c’era una bambina di cui mi ero innamorato, avevo 9 anni, lei era piccolina, sembrava Beatrice Avanzi, arrivava alla fermata del pullman e io le tenevo il posto, lei si sedeva. Un chiaro segnale della mia galanteria. Finite le medie i miei hanno pensato male di mettermi al ginnasio dai Salesiani di Este, io ho fatto due anni in questo collegio che sembrava una galera, credo di averla profilata lì la mia aggressività contro il potere. Poi nel ‘67 sono rientrato a Ferrara per frequentare il Liceo Statale e lì cominciavano i rumori del ’68, ma io che ero stato in “galera” non capivo di cosa si lamentassero, mi sembravano già tutti molto liberi. Poi invece mi sono allineato e ho fatto anche io le mie rivolte studentesche.

Ho una notizia su di te: giravi in motorino per andare a visitare le chiese…

Il motorino era il mito di noi ragazzi, io sono andato a 15 anni a vedere per la prima volta gli Affreschi degli Scrovegni a Padova, però non mi sono piaciuti, perché all’epoca ero tutto volto alla letteratura e ste stelline d’oro non mi piacevano. Fino ai 18 anni ho odiato la storia dell’arte, ma quando a 18 anni con una Volkswagen targata FE319414 ho cominciato il giro d’Italia, sono andato a vedere per prima Ilaria del Carretto e poi, il Bronzino. Ho avuto poi un grande maestro, Francesco Arcangeli, capace di trasmettermi tutta la sua passione facendomi passare dalla letteratura all’arte. A conti fatti però sono uno storico dell’arte tardivo.

Quando hai fatto la tua prima scenata a scuola? Un litigio forte che ricordi?

Ho buttato giù dalle scale l’insegnante di ginnastica e mi hanno sospeso per una settimana. Nell’istituto che frequentavo, noi ragazzi emiliani/romagnoli eravamo in tre. Poi c’erano tutti questi veneti finocchi e finocchietti, c’era proprio questo disprezzo perché il mondo romagnolo è regolato sul modello di un bagnino, il mitico Zanza. Però il mio modello “culturale” era quello di Califano. Per noi che abbiamo questa “cultura”, nell’ordine delle gerarchie abbiamo: Berlusconi, in realtà un fuori serie, con palma d’oro assegnata a Warren Beatty. Ma poi, sai chi è il primatista mondiale dei chiavatori? Fidel Castro, con trentacinquemila!

Oggi in questa televisione politicamente corretta, non è più possibile sfoderare le grandi litigate del Vittorio che conosciamo. Tu hai inventato un nuovo modo di fare televisione, com’è nato lo Sgarbi televisivo?

Beh insomma non era male. Se poi pensi che sono diventato amico di D’Agostino! Dopo 25 anni ho pensato che ci fosse la prescrizione. Lo Sgarbi televisivo festeggia trent’anni il prossimo anno, sono durato più del Duce: trent’anni di Sgarbi dall’89 tutti i giorni Voglio arrivare al cinquantenario! Tutto è partito da Costanzo, tre puntante una dopo l’altra, tra il primo stronza televisivo e un pianto indotto, hanno creato tutto questo.

In un’intervista che ti feci qualche anno fa io ti chiesi di dirmi un quadro utile a dipingere la situazione politica italiana e tu mi indicasti un quadro di Magnasco Furto Sacrilego

È un gruppo di personaggi che sono a metà tra ladri e scheletri che entrano nel cimitero per rubare dalle tombe. E Magnasco che è pittore con una sua follia crea un effetto straordinario… e oggi la situazione politica in confronto a quattro anni fa è peggiorata.

Qual è la differenza tra possedere un quadro e possedere una donna?

Il quadro lo vuoi sempre la donna la vuoi per poco. Il quadro resiste al tempo, la donna cede al tempo. Tanti anni fa viene da me Gualtiero Jacopetti, dicendomi di essere innamorato di una bella ragazza bionda ma lei non ci sta, e io gli dico: “Guarda Gualtiero, basta aspettare!”. Passano vent’anni e come immaginavo Gualtiero la rivede e mi dice: “Non la voglio più” questo perché nel frattempo la donna dai quaranta era arrivata a sessant’anni. Questo è il pensiero: la bellezza delle opere d’arte vince il tempo, la bellezza delle donne cede al tempo. Va da sé che bellezza e giovinezza corrano di pari passo. Ad oggi non si può più escludere che anche una donna di settant’anni sia attraente e così per dare la prova di esser pienamente entrato in questo mondo nuovo se per molti anni ho avuto il diritto allo Ius Primae Noctis, ho scelto di spostarmi allo Ius Ultimae Noctis. In generale comunque l’età ideale per una donna è trentun anni, a quell’età la donna è perfetta. L’uomo invece comincia a diventare maturo verso i sessantacinque anni… Questa è la ragione per la quale sono convinto che il matrimonio corretto (che va comunque rigorosamente evitato) è quello celebrato tra una ragazza di diciannove anni e un uomo di sessantacinque. Perché proprio diciannove? Perché così lei ti offre vent’anni della sua giovinezza che resiste, tu al finire dei vent’anni crepi e lei si ritrova ancora giovane e con i tuoi soldi, pronta per una seconda vita. Uno che sposa a sessantacinque anni una di quaranta sbaglia! Perché un matrimonio occorre che sia interessato, cosa c’è di peggio di un matrimonio disinteressato?