La pittura di Claudia Giraudo, ovvero l’inquietudine della giovinezza

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Più che bambini e adolescenti, Claudia Giraudo raffigura poeti e del poeta la condizione prima è quella della solitudine interrogante; così nei suoi ritratti, apparentemente confortanti e al contempo densi di inquietudine, questo disagio esistenziale, seppur solo sussurrato, sovrasta la scena e interroga anche l’osservatore. Certo, ci sono gli animali ad accompagnare i bambini, ma essi talora assumono appena i connotati dell’amuleto, talora sembrano l’amico immaginario di Alice nel paese delle meraviglie, lo stragatto che compare e scompare o il bianconiglio dagli stravaganti consigli. Platone (e poi Hilman) chiama daimon questo nostro custode, che non è l’angelo edificante della religione, piuttosto il demone che ci siano scelti prima della nascita e che contraddistingue la nostra anima, il genio che ne determina la qualità, il talento che ci portiamo dentro e a cui dobbiamo ubbidire se vogliamo realizzarci.

In realtà, a ben pensarci, i bambini della Giraudo sono soli, quasi esposti, in posa frontale, alla spaesatezza descritta da Heidegger, la stessa che – ci dice – ha vissuto Claudia nella propria infanzia, la sensazione di non avere famiglia né sodali, di non avere casa, terra, patria, cioè di essere irrimediabilmente esclusi dall’essere in un eterno dispatrio (detto per inciso il filosofo esistenzialista affida al poeta e all’artista il compito di svelare l’essere che ci è precluso e di farci riammettere al mondo). E quando non sono semplici bambini, le figure dei quadri di Claudia assumono i connotati di arlecchini o marionette, di girovaghi, un’iconografia che ha illustri precedenti così come analizzato in un celebre saggio di Jean Starobinski: dai giovinetti giullari del settecentesco Philippe Mercier, ai saltimbanchi novecenteschi di Picasso che sempre Rilke descrive “fugaci” e che un “mai placato volere urgendo li torce, un destino li piega, li avviluppa, li tiene oscillanti, li lancia e li riafferra,  e poi precipitano sul consunto tappeto, più liso per il loro eterno saltare, su questo perduto tappeto nell’universo”. Bambini agghindati da circensi, quasi fossero usciti da una fiaba, che non ci guardano neppure quando sembra che lo facciano, neppure quando sono ammiccanti, restano distanti nella loro imperturbabile finzione scenica.

A questo proposito oserei dire che Claudia Giraudo tecnicamente “mette in scena” i suoi bambini, nelle vestirelle e cappellini da clown, perfino quando sembra che dentro il quadro non succeda nulla è chiaro che essi si trovano in teatro o su un palcoscenico, comunque in luogo diverso da quello della vita, un non luogo o un super luogo, un tempo sospeso, e che presto dovranno recitare, cioè attenersi a una parte. Il contesto fantasy, di estrema teatralizzazione, predomina sulla pura mimesi, sebbene sorretta da una tecnica affinata in anni di studio passati a dipingere senza posa, così che il genere a cui deve ascriversi questo tipo di figurazione, non è il realismo, semmai la “fancy picture” che dal Settecento è frequentata da numerosi artisti a cui rimanda, pur nella contemporaneità dello stile, il lavoro della pittrice torinese. Tra tutti Joshua Reynolds il cui capolavoro, ora custodito alla Tate di Londra, s’intitola proprio The age of innocence (1788 circa) e raffigura di profilo una bambina seduta in un prato, le mani timidamente incrociate sul petto, un quadro che divenne subito modello, tanto da essere replicato in più di trecento copie, in scala originale, dai contemporanei e allievi del maestro inglese. Ma ancor più preciso il richiamo ai ritratti del coevo Thomas Gainsborough, per esempio lo splendido dedicato ai fratelli Elizabeth e Thomas Linley i cui sguardi, della sorella quasi assente, del maschietto puntato dritto fuori dalla tela, muovono alla compassione, cioè sollecitano ad una partecipazione emotiva, quanto quelli della Giraudo.

Ovviamente questa tensione narrativa e il desiderio simpatetico, vengono catapultati nella contemporaneità e sottoposti da un lato alla verifica surrealista, dall’altro all’appiattimento del pop; la Giraudo non può prescindere dal confronto con il mondo onirico e con le profondità dell’inconscio così come trattate dal Surrealismo storico, specie dopo l’avvento di Freud, senza però arrivare al limite di appartenere al surrealismo pop, che invece vira, stucchevole, al macabro e al fetish; mentre fa propri i colori e gli sfondi flat del pop, perfetti in un sistema delle immagini dove prevale luccicante il messaggio pubblicitario. Il risultato è una serie di ritratti di androgini, figure colte nella loro bellezza eterea e primordiale, quando maschile e femminile non hanno preso forma, prima che l’età costringa ad una scelta di genere, perfette e autosufficienti nella loro duplicità, in cui l’unità degli opposti garantisce la felicità, e la separazione non avvenuta delle anime e dei corpi non ha innestato dolore per la perdita e nostalgia della propria metà.

Nel mondo wonderlandesco e circense si muove dunque Claudia Giraudo in una ricerca pittorica molto raffinata, di estrema cultura, che è solo all’apparenza semplice e immediata nei suoi riferimenti estetici: la parte essoterica sollecita alla visione e induce all’adesione, la parte esoterica, come nel caso del capolavoro di Lewis Carroll, impone invece una riflessione più profonda e razionale: siamo indotti ad una catabasi dentro noi stessi, perché tutti noi abbiamo vissuto la condizione infantile, tutti noi ricordiamo l’età dell’innocenza, poiché, come dice Brodskij, il nostro io è una conchiglia ed esso nel fondo non si è mai mutato, dentro noi ci riconosciamo sempre, specie se indotti al rispecchiamento; ed è questa la forza vitale di un’opera in cui la claritas del testo risulta funzionale alla forza magmatica del sottotesto.

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Claudia Giraudo
> L’età dell’innocenza 

A cura di Angelo Crespi,
opening sabato 17 novembre ore 18

Galleria PUNTO SULL’ARTE
viale Sant’Antonio, 59/61

21100 Varese – Casbeno
0332 320990

Orari di apertura:
martedì – sabato h 10-13 e h 15-19.
Domenica h 15-19.
La Galleria rimarrà chiusa per festività dal 24 al 26 Dicembre 2018.

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