Attaccatevi ai like, Anastasio ha una gran voce e le idee chiare

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“Ho paura di un tempo senza identità”. E poi: “I genitori dovrebbero fare i genitori, non gli amici”. E per finire: “[i tatuaggi] in mancanza di altri valori, diventano un artificio per definirsi”. A parlare non è un conservatore inglese del secolo scorso, ma un giovane-giovane cantautore, Marco Anastasio, in arte appunto Anastasio: si autodefinisce un libero pensatore e il suo essere controcorrente si riconferma nell’intervista ripresa da Dagospia oggi 7 marzo, dove non fa mistero sul suo esser fuori dal coro (in tutti i sensi, anche e soprattutto musicale) e di essere di una pasta diversa da quella del fenomeno canoro e social di cui già vi abbiamo parlato, quello Sfera Ebbasta, verso il quale in “Correre”, il brano inedito che in qualità di ospite ha fatto ascoltare all’ultimo Festival di Sanremo, si riferisce così: “Tuo figlio idolatra un idiota che parla di droga e di vita di strada”. E non è difficile intuire a chi si riferisce”. «Ma io non ce l’ ho mica con i rapper o i trapper, dice Anastasio nell’intervista ripresa da Dagospia, piuttosto me la prendo con i genitori che non si accorgono che i loro figli non hanno più modelli positivi con cui confrontarsi. Dovrebbero fare i genitori, non gli amici, discutendo con loro della totale mancanza di spessore di Sfera Ebbasta: dimostrarsi complici, condividendo questa passione giovanile, non produce nulla di buono. Gli eroi di un tempo non esistono più, oggi sono diventati di carta, e con i figli bisognerebbe parlare anche di questo». (Redazione)

Avesse messo like a un post di Emma Bonino o di Macron non si sarebbe scandalizzato nessuno.

Sicuramente il sito NOISEY del magazine Vice non gli avrebbe dedicato un articolo preoccupato sulle sue presunte simpatie estremiste.

Invece succede che il rapper Anastasio, fresco vincitore dell’ultima edizione di X Factor, metta qualche like dal suo profilo Fb (personale, non quello official) alle pagine di Matteo Salvini, Donald Trump e Casa Pound e provochi l’ansia al sito Noisey e non solo a lui, che gli pubblica un articolo intitolato A quanto pare ad Anastasio piacciono Salvini, CasaPound e Trump ed elencazione di presunte prese di posizione estremiste del rapper: “condivide contenuti più o meno ironici su tematiche come l’immigrazione o le aggressioni a sfondo razzista che avvengono nel nostro Paese”, […] “fake news sulla nave Diciotti, sembra essere un gran sostenitore della politica del ‘aiutiamoli a casa loro’ e dalla condivisione di una notizia di TgCom24 sembra che sia garantista nei confronti di Harvey Weinstein”.

Non è detto che da qualche like discenda automaticamente un’adesione politica e se uno dice una cosa secondo noi giusta, in tempi di social la possiamo condividere pubblicamente a prescindere, come si suol dire: «Se uno dice una cosa giusta la condivido, che sia Salvini o Renzi. Guardo cosa si dice, non chi lo dice», ha dichiarato il rapper, addirittura in conferenza stampa.

Anastasio si autodefinisce un libero pensatore, il che può far sorridere e indurci a concedergli il perdono perché non sa quel che dice, però: è già un fatto che nella scena musicale italiana qualcuno dichiari pubblicamente di “condividere”, magari anche solo in parte, i pensieri del vice presidente Matteo Salvini o del Presidente Trump e questo gli concede, sì, di dichiararsi un libero pensatore.

In effetti, poi, pare che i segugi del web abbiano appurato come le preferenze social di Anastasio virino a destra e quasi mai a sinistra, ma già quasi vent’anni fa Giorgio Gaber si chiedeva cosa volessero dire destra e sinistra e le affermazioni di Anastasio ne sembrano una conferma “a posteriori”: «C’è un caos politico completo, basta parlare ancora di comunismo e fascismo. Ormai la destra fa la sinistra e viceversa. La destra oggi difende i lavoratori, la sinistra è diventata liberista, è un casino. Ho opinioni su fatti di cronaca a volte da una parte e a volte dall’altra, non mi sento di etichettarmi».

Informato, lo è. Ha perfino osato citare Benedetto XVI a proposito di politiche migratorie e quel che afferma non è deplorevole, si può essere in accordo o in disaccordo, ma è la sua opinione (sempre da un suo post): “La Francia, la grande nazione multiculturale, esempio di tolleranza per noialtri selvaggi, continua a dissanguare l’Africa costringendo le popolazioni ad emigrare, per poi fare la morale agli italiani sugli sbarchi. Questo è l’emblema della sinistra degenerata: prima ci facciamo tutti i cazzi nostri, poi, comodi nei nostri salotti, pontifichiamo e attacchiamo il popolo che è sempre ignorante e razzista. Come detto da Benedetto XVI, prima del diritto a emigrare si dovrebbe assicurare il diritto a non emigrare”.

Il suo like a una pagina Fb goliardica chiamata La Petalopubblica (presa per i fondelli del quotidiano La Repubblica) viene inteso come elemento sospetto e così pure il suo apprezzamento per il ministro Fontana, ma è la sua opinione, non ha insultato nessuno né ha fatto dichiarazioni estremiste, dunque qual è il problema? Perché s’indignano tutti?

Il problema (sempre che lo sia) non sono i suoi like, ma la costruzione di un sospetto di criptofascismo in cui inguaiare chi, soprattutto nel mondo dello spettacolo e in generale della cultura, esprime un’opinione non allineata.

Anastasio non è un maître à penser, è solo un venti-e-qualcosenne sotto i riflettori per aver vinto a un talent e che pensa fuori dal coro mostrando una preferenza culturale per quelli brutti, per quelli che non piacciono alla gente che piace. E questo fa dire agli indignati speciali in servizio permanente effettivo “Oh signora mia…”, infilandolo subito subito nell’anticamera dei sospetti puzzoni.

La novità è che ci sia un artista giovane-giovane non prostrato al pensiero unico e che, soprattutto, diversamente da altri artisti aderenti al suddetto pensiero e di livello artistico rasoterra, è pure bravo.

Ci sono quelli che “fanno manifestazione” senza sapere perché e ci sono quelli che pensano con la loro testa e non hanno ancora mandato all’ammasso il cervello. E allora, per chiosare Palazzeschi, “E lasciatelo cantare!”, che lo fa anche meglio degli artisti politically correct.