

Disuguaglianza sociale (oppressori contro oppressi), surriscaldamento globale, emigrazione, conflitto religioso, guerra.
Questi sono solo alcuni dei complessi temi che emergono dallamostra bolognese di Alice Zanin Uccellacci e uccellini, inaugurata nell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna il 14 ottobre a cura di Silvia Bonomini.
Alice Zanin sembra una “profetessa” che mette a nudo alcuni degli errori commessi dall’uomo, primo fra tutti il suo progressivo allontanamento dalla Natura, principale causa di quella che si può definire una “regressione sociale”.
Una condizione che, tuttavia, può essere recuperata, secondo quanto riporta San Francesco nel film di Pierpaolo Pasolini Uccellacci e Uccellini del 1966, prima fonte d’ispirazione per l’artista. E, così, la Zanin si fa carico di questa missione, partendo da ciò che ancora accomuna Natura e umanità: il regno animale, nella sua innocenza e purezza.
In alcuni casi, la sua missione si trasforma in una denuncia, in una critica alla contemporaneità, a volte portata avanti per mezzo di un linguaggio tendente all’ironico e al sarcastico (tipico anche di Pasolini). Ne è dimostrazione il registro presente nell’opera Penguin colon takes implants for ice, dove le protesi di silicone testimoniano una società sopra?atta dal consumismo.

In altri, la principale esigenza è quella di risvegliare nell’uomo, che si fa spettatore, la sua vicinanza alla Natura. Così, centrali diventano le teorie di Charles Darwin, come nell’installazione Rouages , dove il colore rosso degli ibis scarlatti viene associato all’emotività umana, in quanto lo stesso Darwin lo considera la più umana delle espressioni.
In tutte le opere vi è comunque una costante, una sorta di filo invisibile che, nel bene o nel male, le collega.

Si tratta dalla leggerezza, presente, rispettivamente, in due varianti: o come atteggiamento positivo, capace di alleviare il cuore del singolo (il volo degli uccelli, che coglie impreparati gli spettatori; l’utilizzo della carta; la semplicità dell’artista nel trattare temi sociali, politici); o come noncuranza umana che, a lungo andare, si trasforma in pesantezza.
Da questo conflitto, sembra emergere l’incessante ricerca di equilibrio che rende l’uomo a?annoso, nel corso della sua esistenza.

Si parte dalla scelta dei materiali (carta e metallo), costituenti le opere, per poi proseguire in più varianti: installazioni aeree e temi terreni; felicità e pena; libertà del singolo e costruzione di confini.
Tutti concetti antitetici che sembrano fondersi insieme in unica missione: risvegliare, attraverso associazioni di immagini e pensieri, l’inconscio del soggetto (da qui l’aggettivo “surrealista” introdotto da Angelo Crespi), così da portarlo a riflettere.
E si spera che, a partire da queste riflessioni, coloro che hanno avuto l’occasione di visitare la mostra, Uccellacci e Uccellini di Alice Zanin, ritornati nelle proprie case, abbiano avvertito il cuore più leggero e la coscienza un po’ più sporca.