E’ guerra a Ferrara. Città d’arte da sempre, da 70 anni città rossa. Guerra politica e Guerra futurista.
Lo scontro è infatti questa volta segnato dalla polemica fra i media locali vicini al PD e il blogger e scrittore anticonformista Roberto (Roby) Guerra.
Autore eterodosso e libertario, di matrice neofuturista, Guerra opera da ormai numerosi anni in polemica con l’amministrazione locale, da lui ritenuta “veterocomunista”, ritrosa ad accogliere le nuove sfide oggi generate, in ambito politico, dal successo dei movimenti populisti e, in ambito culturale, dall’avvento dell’uomo digitale e dalle provocazioni del postmoderno.
A segnalare lo scarto fra la matrice progressista italiana e le dinamiche del nuovo millennio è intervenuto l’ebook 2019 Populist Revolution. Ferrara e la morte della sinistra (Asino Rosso, 2018), a firma di Benito Guerrazzi (provocatorio pseudonimo di Guerra).
Il saggio – una raccolta di articoli tratti dall’attività pubblicistica, su scala nazionale, dell’autore, dal 2014 a oggi – è il ventitreesimo volume di una collana editoriale curata dallo stesso Guerra, che vanta firme di rilievo della cultura avanguardistica italiana (fra tutte, quella dello scrittore e poeta Pierfranco Bruni.
Lo scrittore, il cui pensiero è compendiato in Futurismo per la nuova umanità (Armando Editore, Roma 2011), lavora da anni per l’aggregazione di nuclei culturali avanguardisti, con iniziative editoriali e movimentistiche dirette a incanalare fermenti eterogenei: dal neo-futurismo artistico alle istanze pop entro cui il futurismo storico pare spesso riemergere; dal transumanesimo all’avanguardia letteraria; dal pensiero antimoderno ai sociologi del futuribile. Tutte queste influenze risuonano nell’ebook 2019 Populist Revolution: qui le frontiere della tradizionale dicotomia Destra-Sinistra vengono scompaginate.
Una tesi ormai diffusa, ma è interessante notare che già nel 2014 Guerra abbia riflettuto sulla questione. Come è significativo che per speculare sulla politica – locale, nazionale e mondiale – si rifaccia alle intuizioni di Noam Chomsky e Derrick de Kerckhove: la filosofia del linguaggio e gli arcana digitali come filtri di analisi del reale.
La rivoluzione populista, ancora in divenire e dagli esiti imprevedibili, diviene così un’occasione di rivolta e spontaneità espressiva, di liberazione quasi più esistenziale che specificamente politica.
Eppure, o forse proprio per questo, pare che i media locali non abbiano colto la lettura di Guerra. E che, persino – così paventano l’autore neofuturista e il consigliere comunale Francesco Rendine, autore di una interpellanza sullo scrittore – lo abbiano censurato, per le opinioni troppo critiche rispetto allo status quo.
Una vicenda specifica, questa, d’interesse locale, che assurge tuttavia a paradigma di un modello già visto, tuttora pervasivo.
Interessante che, questa volta, la critica alla cultura progressista provenga da un intellettuale da sempre schierato a Sinistra, almeno idealmente: prova che il pensiero eccentrico è sempre più, nel nuovo millennio, apartitico e metapolitico. E armato del «taser futurista»!