Quel ridicolo spauracchio della difesa della razza

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Quel ridicolo spauracchio della difesa della razzaOrmai il sistema dei media mainstream è in preda a un’isteria incontrollata. La scoperta di essere isolati e inascoltati, sia socialmente che culturalmente, dalla stragrande maggioranza degli italiani, porta i suoi esponenti ad assumere atteggiamenti parossistici che rendono le loro opinioni ancora più astratte e caricaturali. E così la camicia blu di un attore che recita D’Annunzio, diventa nera ai loro occhi e il monologo interpretato, un mussoliniano dialogo con le masse; un decreto volto a correggere le storture derivate dall’accoglienza indiscriminata e malgestita di imponenti flussi migratori, li spinge a evocare i tempi cupi de La difesa della razza di Telesio Interlandi; la presenza di Steve Bannon a Roma e la nascita della sua associazione The Movement viene classificata come il sorgere di una pericolosa “internazionale nera” pronta a prendere d’assalto le istituzioni europee per impossessarsene e imporre un Regime.

Sullo sfondo l’equiparazione del Sovranismo (e di tutto ciò che a loro non va a genio) al Fascismo: come se il Fascismo non fosse un fenomeno politico storicamente definito, ma uno stato dell’anima, all’interno del quale collocare tutto ciò che non collima con le proprie idee.

Con uno schema simile, il risultato è scontato: demonizzare chiunque voglia chiedersi se sia razionale aprire le porte a milioni di immigrati o faccia notare l’alto tasso di comportamenti criminali che caratterizza la popolazione extracomunitaria; demonizzare chiunque giudichi culturalmente e politicamente sbagliato lo smantellamento dell’istituto familiare e l’idea che la nascita di un bambino sia da subordinare al soddisfacimento di un desiderio individuale; demonizzare chiunque ritenga non più sostenibili le politiche di austerity imposte dall’Unione Europea.

La demonizzazione dell’altro, però, è notoriamente l’anticamera della indisponibilità al dialogo, dell’assenza di ogni rispetto per l’avversario, della chiusura ottusa nella propria autoreferenzialità, in poche parole, del totalitarismo più oscurantista. E compromette la propria capacità di prestare ascolto al buon senso e alle istanze della gente comune…che prima o poi, inevitabilmente, si ribella.