MINIARTEXTIL – Humans, quelle trame che ricostruiscono l’uomo

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MINIARTEXTIL - Humans: le trame che ricostruiscono l'uomo
SooSunnyPark, Unwoven, Light2, Ph Sara Biffi
MINIARTEXTIL - Humans: le trame che ricostruiscono l'uomo
Patrizia Polese, thejungle, Ph Sara Biffi

I lettori di OFF l’hanno conosciuta a maggio, negli spazi del Museo del Tessile e della Tradizione Industriale di Busto Arsizio.

MINIARTEXTIL torna nella suggestiva cornice dell’ex Chiesa di San Francesco a Como (dal 29 settembre al 18 novembre), città che nel 1991 fu la culla delle sue origini.

Organizzata dall’associazione culturale Arte&Arte, curata da Clarita Di Giovanni, la rassegna internazionale di arte contemporanea e arte tessile giunge oggi alla 28a edizione con il tema Humans: un “racconto” che ha per protagonista l’uomo contemporaneo, nel quale le trame delle emozioni e delle vicende umane si intrecciano agli orditi multiformi dell’arte, dando origine ad un arazzo variegato di espressioni ed esperienze.

Al cuore storico di MINIARTEXTIL, i 54 minitessili che con cura meticolosa propongono una narrazione sfaccettata del tema, si affianca l’analisi compiuta da 14 artisti internazionali, le cui grandi opere tessono il percorso di quest’anno.

L’uomo sembra essere oggetto di uno scrupoloso processo di frammentazione e ricostruzione: dapprima sezionato in ogni suo movimento nell’installazione Déjà Vu dell’artista finlandese Pia Männikkö, che ci accoglie con un susseguirsi di sagome raffiguranti movimenti fugaci, dipinte su leggerissimi veli di tulle, o in Falling dell’inglese Chloë Østmo, che  frantuma l’istante repentino della caduta, in una sequenza di scatti sospesi che è il nostro occhio a ricucire liberamente fra loro; poi l’essere umano viene nuovamente “riassemblato” nella proiezione Genoma di Charles Sandison (scozia), partendo dal filo invisibile del DNA, che ci rende unici e  diviene anche il metaforico elemento costitutivo di The Jungle, dell’artista italiana Patrizia Polese, la quale ci invita a districarci dal groviglio della “quotidianità digitale”, in cui siamo smarriti, alla scoperta della nostra essenza più “elementare”.

La ricerca di noi stessi è proprio l’oggetto di indagine della scultrice e fotografa italo-senegalese Maimouna Guerresi che, nei suoi “cappelli-minareto”, raccoglie la sua storia personale e spirituale, in un’insieme di stoffe, forme e colori che congiungono la cultura occidentale a quella islamica.

MariaLay, Rosso&Nero, thejungle, Ph Sara Biffi

Suggestiva è l’opera di Maria Lai (artista sarda scomparsa nel 2013), la tela Rosso e Nero del 2008 emerge dal fondo buio della parete, il rosso intenso si apre come una ferita nell’immobilità del nero, le cuciture, i fili ed i nodi sembrano segni di una sofferenza incancellabile, di un passato inestinguibile: le cicatrici della vita sull’anima umana.

Sintesi di questo percorso di scomposizione e ricomposizione è la grande opera di Soo Sunny Park (USA) Unwoven Light: maglie aeree di fili metallici e specchi, su cui la luce si rifrange in un caleidoscopio di colori e riflessi che ridisegnano lo spazio dell’abside. le forme sinuose della struttura e le sue cromie cangianti ricordano le preziose sete che resero famose le tessiture del territorio lariano, il cui pregiato e leggerissimo intreccio fu in grado di unire luoghi tra loro distanti, di reinventare e mutare il territorio, la cultura e le persone che lo abitarono.

In questa rassegna l’arte assume dunque il ruolo di indagatrice, che con perizia radiografica analizza ogni aspetto dell’essere umano, da quello più fisico e tangibile a quello più spirituale e sotteso.

Humans ci invita a ripensarci e ricostruirci sul telaio del nostro futuro, partendo dai fili che hanno tessuto i broccati della nostra esistenza, disfacendo gli arazzi che descrivono il nostro percorso, sino a trovare la “fibra” più semplice, basica ed autentica di noi stessi.

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