
Lei è Sabina Andreuzzi, e si firma Anibas: uno pseudonimo semplice, il nome al contrario, ma dal suono vagamente egizio. E’ una pittrice romana che ha reinterpretato i paesaggi poco conosciuti della Città Eterna e dei suoi dintorni, ovvero quelli delle sterminate periferie e dei piccoli paesi in provincia di Roma, in una chiave originale fra il fumetto ed il naif. L’obiettivo è quello di descrivere il senso di isolamento che si respira nei quartieri meno turistici della Capitale, nelle zone lontane dal centro: l’immobilismo, la lontananza non solo fisica, ma anche metafisica dai quartieri più esclusivi, questi ultimi vivi e ricchi di opportunità, sociali ed economiche, intellettuali e lavorative, ma percepiti come chiusi e lontani.
Una desolazione che contrasta con i colori vivaci, col cielo sempre terso ed azzurrissimo, con una bellezza comunque vibrante, che né l’abbandono, né l’incuria, né il degrado di una cementificazione selvaggia ed incontrollata riescono a spegnere, lasciando sempre sospeso un aleggiare di disperata speranza. Una pittrice poco nota e poco inserita nei circuiti artistici della Capitale, nonostante alcune interessanti esposizioni anche all’estero, che comunque merita una certa attenzione.