Francesco Garito, metalmeccanico e busker: dall’officina alla musica in strada

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Francesco Garito ilgiornale off

Francesco Garito ilgiornale offSei anni fa Francesco Garito esordiva discograficamente con Fotografie, una raccolta di canzoni scritte nell’arco di quindici anni.

Da allora l’ex metalmeccanico si è preso il suo tempo, quello necessario per realizzare un nuovo lavoro che convincesse prima se stesso e poi gli altri.

«Ho aspettato di avere qualcosa da dire perché credo sia fondamentale per essere credibili, ma soprattutto ho aspettato di avere del materiale che potessi ritenere degno di essere pubblicato» spiega il cantautore. Non a caso il suo recente album, composto da ballate acustiche e registrato in presa diretta con pochi strumenti, l’ha chiamato L’attesa, ad indicare appunto quella capacità di catturare con intelligenza e pazienza il momento propizio per tornare sulle scene, senza cedere all’ansia di chiudersi ripetutamente in sala di registrazione.

Nato a Catanzaro, dove ha vissuto fino all’età di 29 anni per poi lasciarsi adottare dalla Toscana, Francesco ricorda che da bambino imitava Lucio Dalla cantando L’anno che verrà per sua nonna: «Era il solo pubblico che potevo permettermi».

Grazie alle dritte del papà («Ha sempre strimpellato») tira fuori le prime note con l’organo e successivamente con la chitarra. «Quando vedevo qualcuno suonare in pubblico, immaginavo sempre il giorno in cui anche io mi sarei esibito».

Quel giorno è poi arrivato: suona le sue canzoni nel 1999 con il progetto Latebra e in seguito, nel 2003, in duo con Fabrizio Squillace. Nel 2004 al centro sociale “Il Cantiere” di Monterotondo divide il palco con Paolo Benvegnù: «Una bellissima esperienza che ho accettato con un pizzico di incoscienza, poiché mi sentivo ancora un po’ acerbo».

Ma visto che niente, a quanto pare, capita per caso, durante un viaggio in Scozia si ritrova al Fringe Festival. Dalla tasca tira fuori l’inseparabile armonica e si lancia in un paio di assoli. «Fu subito colpo di fulmine e appena arrivato a Firenze la prima cosa che volli fare fu provare ad esibirmi per strada. Le prime esibizioni furono incredibili, emozionanti e soprattutto brevi perché, non avendo alcuna autorizzazione, i vigili sistematicamente mi facevano sloggiare. Poi una sera, sempre grazie alla mia armonica, cominciai a suonare con un paio di ragazzi autorizzati su Ponte Vecchio e da quel momento sono entrato nel mondo dei busker».

Diventa anche socio fondatore dell’associazione artisti di strada “Open Art”, godendo totalmente del fascino di questo modo di far musica: «La strada non ha filtri e ti mette in contatto con una quantità innumerevole di ascoltatori, da Fiorella Mannoia, che ho incontrato mentre eseguivo I treni a vapore in piazza Santa Croce, ai tanti bambini incuriositi, fino alla coppia di fidanzati americani che, dopo aver deciso di sposarsi in Italia, mi ha  chiamato per suonare al proprio matrimonio perché anni prima aveva comprato un mio disco in Piazza della Repubblica».

Francesco Garito ilgiornaleoffIl busker calabrese oggi sogna di collaborare con Cesare Basile e considera la musica il suo sollievo nei momenti più duri. «Quando fai o ascolti musica entri in una dimensione parallela dove tutto è possibile e, inoltre, è un linguaggio universale che ti permette di riconoscerti con chi ti sta di fronte».

Infine, sui prossimi progetti anticipa: «Mi piacerebbe scrivere una sorta di storytelling sugli anni passati in strada e anche un disco in dialetto calabrese. Vedremo, in questo momento devo fare i conti con mio figlio che è arrivato da poco».