D’estate il “Successo non è Successo”

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I DoppioSenso Unico, irriverenti e provocatori presentano il loro nuovo spettacolo Il Successo non è Successo. Li ospita il Monk Club il 12 luglio nella rassegna Disperazione Comica. La coppia Off torna a lavorare nei locali, stavolta però non per testare lo spettacolo prima del teatro, ma per rimanerci. Dopo essere stati nella rassegna Sgombro al Cinema Palazzo si esibiscono nella scena estiva romana.

Un ragazzo vorrebbe fare il commercialista, ma i genitori gli impongono di diventare un attore:

“Ma commercialista, – dice Luca- nello studio con te, sempre insieme, 7/30 – 7/40 un lavoro sicuro.”

“Hai fatto ragioneria, – risponde il padre – farai l’attore”.

Così lo spettacolo segue la lunga gavetta del giovane Luca, dallo studio in Accademia, ai primi provini, le particine nelle fiction, il teatro e il mondo della pubblicità.

I DoppioSenso Unico si cimentano per la prima volta nel reading, aggiungendo un sottofondo musicale, onnipresente in Il Successo non è Successo. Luca Ruocco viene dal fumetto e dal cinema di genere, mentre Ivan Talarico dalla musica e l’incontro in teatro è una commistione di linguaggi e stili. Se il fumetto ha influenzato le loro opere dal principio: nella messa in scena che ricorda le strip comiche, la musica doveva trovare ancora il suo spazio. In questo reading le note della chitarra di Talarico (che al Cinema Palazzo si era esibito con il piano) definiscono gli spazi della narrazione e degli intermezzi, restituendo anche il mood emotivo.

La narrazione è semplice e lineare, ma non potevano mancare le parentesi dei non sense. Vediamo per esempio una nuova razza di cani parlanti che acquistano fama e rispetto nella fiction italiana, soffiando ogni parte al protagonista. Un’amara delusione che spronerà Luca a ripensare al suo sogno di fare il commercialista nello studio del padre.

Il Successo non è Successo potrebbe risultare il più autobiografico della produzione dei DoppioSenso Unico, anche se gli attori dicono di essersi ispirati solo parzialmente alla loro esperienza. Quel tanto che serve però per ritrarre i diversi ambiti del settore “Raccontiamo in maniera ironica – spiega Luca Ruocco – ma basandoci su cose concretissime che abbiamo toccato con mano”.

Uno spettacolo sperimentale, i loro temi prediletti come l’alienazione, la malattia e la morte non vengono utilizzati. Potrebbe essere un momento di trasformazione che li personalizza e li allontana da Rezza-Mastrella. “Peschiamo dallo stesso bacino di temi – dice Luca – ma semplicemente perché viviamo la realtà tutti e quattro”.

Resta però lo stesso modo di raccontare, con scene brevi, sbalzi temporali e intermezzi con scene assurde che spezzano la trama, per portare gli spettatori a chiedersi : “Veramente io volevo fare il commercialista?”.