E’ un’atmosfera onirica contraddistinta da un delicato tratto naïf quella di Mirko Baricchi, interessante artista classe 1970 di La Spezia, che ha scoperto la sua vocazione per l’arte visiva durante un viaggio in Messico.
Influenzato dalle opere di Rufino Tamayo, ne mantiene la prospettiva bidimensionale, che offre ai suoi lavori una suggestiva aura sognante. Sono vari i soggetti di Baricchi, figure riprese dalla realtà come dall’immaginario. Si tratta spesso di animali, che possono essere conigli o cavalli, disposti nella solitudine all’interno di sfondi al quale l’autore offre di sovente una sembianza lucida e patinata, che valorizza appieno il soggetto protagonista dell’opera, il quale, nonostante ripreso in solitario, non sembra presagire niente di negativo, ma anzi rappresentato a suo agio all’interno del dipinto, curioso della realtà che lo circonda, come lieto di essere stato inserito nella dimensione onirica.
Altra figura che si ritrova spesso in Mirko Baricchi – e qui si va nella sfera dell’immaginario – è collodiana. Proprio quel Pinocchio che viene spostato dalla letteratura nei suoi dipinti, che nella poetica del pittore sembra elevarsi a personaggio in grado di capire pienamente quell’atmosfera onirica dove è stato collocato, osservandola nella contemplazione, in estasi.
Con pochi tocchi l’artista riesce a trasportare nelle proprie opere un’eloquente emotività che invade lo spettatore e che prima ancora di poter dare una spiegazione razionale a questi lavori viene sorpreso da questa forza viscerale, data dai colori utilizzati con sapienza – va ricordato che Baricchi ha esperienza anche come grafico pubblicitario – e dalle figure rappresentate, che, seppur delineate nell’elementarietà del segno – al pari di quel Tamayo prima citato –, sanno scatenare in noi una pressante affettività. Le opere degli ultimi anni si differenziano invece da quelle che abbiamo citato, dove Baricchi spogliando il dipinto delle figure dà risalto al paesaggio – mantenendo sempre quei tratti sognanti e sintetici.
Questo è già perfettamente visibile nelle serie Derive e Pangea (che hanno fatto parte della mostra presentata al CAMeC di La Spezia nel 2017), dove con il suo stile inconfondibile, facendo utilizzo anche dei colori opachi e del bianco e nero, Mirko Baricchi affronta la tematica della formazione dei continenti, creando mondi mistici e immaginari, echi di un passato al quale nessuno può dare una reale sembianza.
Sulla scia di questa serie, negli ultimi quattro anni l’artista ne ha creata un’altra, che è quella dedicata alla Selva, in cui vengono dipinte foreste, che sono forse ricordi delle sue esperienze messicane. In questo caso le forme si fanno più minuziose e il colore più variegato, affinché si possa giungere all’atmosfera creata dagli scenari naturali, composti da luci, ombre, elementi di mistero. E’ dedicata proprio a questa serie – non a caso il titolo Selva – la mostra presentata a Sarzana da Cardelli & Fontana, curata da Daniele Capra, inaugurata il 30 giugno e aperta fino al 31 luglio.