Giuseppe Sylos Labini, o la solitudine dell’uomo globalizzato

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Giuseppe Sylos Labini, Ballando ballando, acquerelli + terracotta,2018, 140x20x20 cm

Giuseppe Sylos Labini (Bari, 1952) è un artista che opera nella seconda e terza dimensione: disegno, pittura, scultura. Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Bari, declina la propria ricerca artistica nei concetti di “abitare” e “co-abitare”. Non si pensi tuttavia a suggestioni estetico/funzionali legate al design: la produzione d’arte di Labini esula da esiti necessariamente pratici.

Due le direttive: il dissidio desolazione/moltitudine, che s’incarna nella solitudine dell’uomo globale e la fanciullesca (in senso alto, pascoliano) ironia con cui l’artista ci mostra questa realtà ossimorica.

Nei disegni e olii su tela come nelle sculture in terracotta la diade solitudine/moltitudine ricorre come il basso continuo in una composizione musicale, con grattacieli minimali e le loro cellule abitative di soggetti soli anche quando sono ammassati in 4 o 5 e con le installazioni in cui la potenza di un uomo solitario sull’altura di un basamento cilindrico (scultura in terracotta) fronteggia una folla lieve raffigurata (olio su tela) sulla sommità di un basamento che sembra una piazza claustrofobica al di là della quale si apre il nulla.

Giuseppe Sylos Labini, Il pescatore pittore, terracotta,2018, 140x40x40 cm

Ma Labini guarda il mondo periclitante con l’arma dell’ironia, come nella scultura di due porcellini che si abbracciano a mò di amanti allo specchio affiancati da due leziosi centrini.

Codice identificativo è la monocromia, un azzeramento o quasi della tavolozza a partire dall’iniziale tensione al colore, che si riverbera su tele, carte e terracotte.