Rita Gherz, la chimica della Techno

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È passata dalla laurea in chimica alla carriera da dj. A testimoniare il suo passato accademico i tanti brani che portano come titolo quei nomi così seriosi e scientifici da apparire insoliti per un mondo così frivolo (Helium, Carbonic, Nitric).

Apprezzata in Italia e all’estero, Rita Gherz,  dj italiana nata a Lucca e figlia di un ingegnere del suono, è stata guest per importanti brand internazionali ed eventi aziendali come Vogue Fashion Night Out, Fendi, Yamamay, Nokia, Salvatore Ferragamo, MTV, BNP Paribas, Smart, Samsung, Lancia, Zacapa, Porsche, L’Oreal, Huawei, Nastro Azzurro, Mtv, Crazy Bull, Lucky Strike e molti altri.

Ora, dopo aver sperimentato diversi generi musicali, ha trovato la sua dimensione nella deep house e nella techno, ritmi con i quali dà vita a melodie energiche e atmosfere velate di mistero.

Come è avvenuto il passaggio dagli studi in chimica alla carriera musicale?

Sono due passioni che si sono manifestate quasi parallelamente. Io ho sempre amato le materie scientifiche a scuola, e nello stesso tempo ho sempre amato la musica perché mio padre era un ingegnere elettronico (io dico sempre ‘del suono’ perché ha svolto una serie di professioni più legate al mondo della musica che dell’industria). Lui era un appassionato di musica e a casa nostra non c’era mai silenzio. Io ho ereditato questa grande passione per la musica da lui e ho iniziato abbastanza presto a documentarmi e ad ascoltare vari generi musicali, fino poi a far diventare questa passione un’attività. Nello stesso tempo studiavo e portavo avanti gli studi universitari, sia perché a casa ci tenevano molto che mi laureassi e sia perché a me piacevano le materie che studiavo. Così ho portato avanti questa carriera, prima in sordina e poi dedicandomi un po’ di più. È atipico ma nella mia vita ho incontrato molti dj che hanno avuto una formazione culturale totalmente diversa. Ad esempio ho un amico che fa il dj ed è ingegnere.

Come nascono le tue produzioni musicali?

Dal pianoforte: io mi metto a suonare e partendo da qualche melodia cerco poi di trasformarla in ritmi che abbiano l’energia giusta per coinvolgere la pista. Parto da suoni che improvviso alla tastiera e utilizzo poi il software Logic.

Perché ci sono meno DJ donne che Dj uomini?

In realtà oggi ci sono molte donne DJ. Inizialmente era un ruolo più da maschio. Il Dj era sempre quello che si divertiva di meno perché doveva far divertire gli altri e stava nell’angolo più scuro del locale.

Io ho iniziato nel 2005 quando le DJ donne erano veramente poche, ma oggi con l’avvento dei Social, dell’immagine, il dj è diventato quasi il protagonista della serata, e quindi tutti gli eventi ruotano intorno a lui. Questo ha spinto i direttori artistici delle serate e i gestori dei locali a dare un occhio in più all’immagine, e la donna in fatto di immagine non ha nulla da invidiare all’uomo. Ognuno poi porta alla consolle le sue peculiarità di genere: l’uomo porta l’energia e la grinta, la donna la sensibilità e l’emotività. Tutte queste sono caratteristiche utili al ruolo da DJ.

La DJ esercita però un certo fascino sul pubblico maschile…

Durante le serate in realtà le DJ si recano sul posto del lavoro, fanno la loro performance e poi tornano in albergo, o se sono in compagnia vanno a fare una bevuta. Sicuramente tramite i social vieni molto cercata, ti scrivono mail, messaggi. C’è sempre però da fare selezione. Io cerco di rispondere a tutti, purché siano persone educate e rispettose. È molto bello essere apprezzati come artisti, anche se questo comprende anche apprezzamenti estetici. Comunque i complimenti fanno sempre piacere e tutto fa parte del gioco.

L’immagine quindi è molto importante anche nel settore musicale…

Oggi si dà troppa importanza all’immagine, è una cosa che sta prendendo il sopravvento, e troppe volte si assiste più a show visivi che uditivi. Io apprezzerei che si tornasse indietro quando si andava nei locali più per ascoltare la musica che per guardare il dj, vedere il suo show e farsi i selfie. Ma questo accade in tutti gli ambiti. Con l’avvento dei social tutto si è spostato più sull’apparenza, e in tutti i settori artistici, come in quello musicale, un po’ di sostanza si è persa. Il mercato della musica ha perso un po’ di qualità, e anche le produzioni musicali sono andate un po’ appiattendosi nel corso degli anni per colpa dei social.

Sei appena arrivata da Londra e giri spesso per lavoro. Qual è la differenza tra il pubblico italiano e quello straniero?

Ho visto che il pubblico estero partecipa molto di più e ama la ricerca musicale, la novità, mentre in Italia c’è un pochino più di tradizionalismo e musicalmente si preferisce cadere su degli stereotipi musicali, su generei più facili. Di sicuro all’estero si sperimenta di più e la musica può esprimersi a trecentosessanta gradi.

Tu suoni Deep House e Techno. Come è cambiata la musica e i gusti musicali negli ultimi anni?

Non ho notato grandi cambiamenti, in Italia i gusti si son spostati di poco. È molto frequente trovare club dove si suona esclusivamente musica pop, commerciale. Forse si sono estremizzati di più i generi, cioè mentre un tempo si suonava e ballava la musica house (dalla quale è nato un pò tutto), oggi si sono create delle separazioni maggiori dei generi musicali: si va dal pop con un bpm molto basso sino a generi techno/hard-techno/progressive con bpm molto. Si sono creati più sottogeneri negli anni e si può spaziare molto di più oggigiorno.

Cosa ti piacerebbe realizzare in futuro?

Mi piacerebbe lavorare con Nina Kraviz e Richie Hawtin e produrre una hit musicale che orienta verso la musica techno/ tech-house. Il mio sogno più grande sarebbe che la mia hit venisse suonata da tutti i DJ del mondo.