Junior V, raggae in nome del padre

0

Arriva dalla Puglia il reggae di Junior V, tra i talenti dell’attuale scena conscious reggae e black music italiana da tenere d’occhio.

I’ll Be There Forever è il suo ultimo singolo che, come spiega l’artista, racconta una storia del tutto personale: «Fotografa un periodo di vita non facile che ha vissuto il mio papà, per me grande esempio di vita».

Il brano si muove tra un riff di chitarra e insert elettronici, confluendo in un ritornello densamente melodico aperto alle sonorità del più fresco pop internazionale.

«Questa canzone – aggiunge – è una dedica speciale a tutti i papà che ci sono sempre stati per i propri figli e hanno sempre creduto nei loro sogni, a tutti i papà che, nonostante i periodi di oscurità, hanno trovato uno spiraglio di luce».

I’ll Be There Forever è contenuta nell’album My Shelter, pubblicato da SoulMatical. «E’ uno storytelling di brani che si collegano dal basso verso l’alto seguendo il concept della copertina (un albero-chitarra con una casetta al posto della paletta). Ogni traccia del disco è uno step per la strada da percorrere lungo il perimetro della chitarra, che termina sulla casa sull’albero». 

Appena ventenne, Junior V, all’anagrafe Vincenzo Stallone, a otto anni già suonava la chitarra classica. «Ho scelto di chiamarmi Junior – sottolinea – proprio perché indica che ho iniziato giovanissimo, oltre ad essere il nome della pizzeria storica dei miei parenti americani, Junior’s pizza».

Lui ha invece aggiunto la lettera “V”, che è appunto l’iniziale del suo nome di battesimo. «Quando ero piccolo sognavo di cantare le mie canzoni su palchi enormi con tanta gente che si divertiva con la mia musica» racconta.

«Dopo aver conosciuto tanti generi, mi sono proiettato nel reggae perché a 12 anni mi è capitato di ascoltare Survival di Bob Marley. Mio nonno si era trovato per lavoro in Giamaica ed aveva comprato quel vinile, forse spinto più da curiosità che da una vera e propria passione per la musica reggae».

Più tardi ha poi aperto il concerto di uno dei figli del re del reggae: «E’ stato il momento più emozionante della mia carriera».

Quanto agli esordi, ricorda la band messa in piedi da adolescente, con musicisti del suo paese, Giovinazzo: «Ci chiamavamo Speriamo che Reggae».

Oggi il cantante definisce «il Reggae mia moglie e il Folk mia madre. Cerco di fare un mix tra tutta la black music che adoro, cercando di creare un mio sound particolare».

Sono testi ricchi di consapevolezza e spiritualità quelli di Junior V, per il quale la musica è «un rifugio, un posto dove posso cantare a squarciagola tutto ciò che ho dentro e trasformarlo in emozioni che colpiscono dritto al cuore delle persone».

Quest’anno con Il Temporale è arrivato fino alle semifinali di Sanremo Giovani ed ora non nega che l’Ariston gli piacerebbe, ma non a tutti i costi: «Secondo me è un modo per arrivare al pubblico italiano in maniera più immediata; a me, però, piace continuare a fare la gavetta suonando il più possibile in tutti i festival e club».