Serena Bonanno: “Ogni fallimento in realtà è un cambiamento”

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Chi sia Serena Bonanno è noto a tutti, è un’ attrice popolare, come si definisce lei. O forse è meglio dire era un’ attrice popolare. Sì, perché da qualche tempo ha fatto un cambio di rotta importante. Oggi racconta a Off perché abbia scelto di lasciare il mondo della recitazione.

Serena, sei alle porte di un traguardo importante: tra qualche giorno compirai quarant’anni. L’età viene spesso demonizzata, ma il tempo che passa porta con sé nuove consapevolezze. Che donna è quella che entra negli anta?

Compirò gli anni esattamente il 20 giugno e non ti nascondo che ci sto pensando già da qualche mese. Ero convinta che non mi avrebbe fatto alcun effetto questo famoso passaggio agli “anta”, eppure ti confesso che mi sta emozionando non poco. Si tratta di una serie di riflessioni su me stessa che mi accompagnano ogni giorno. Fortunatamente la concretezza professionale, e di conseguenza una stabilità quotidiana ed economica, l’ho raggiunta, come desideravo. Sono fiera di me e di come sono riuscita a trasformare un pensiero negativo, l’idea del fallimento di una carriera, nella sua versione positiva, cioè il cambiamento. La trasformazione è ovunque in natura, il passaggio da una condizione ad un’altra anche, perché quindi considerare un cambiamento professionale come qualcosa di brutto? Dopotutto è il lavoro ad essere al servizio di un essere umano e non il contrario. La vita è tanto di più, non bisogna dimenticarlo mai. Per il resto, rimango la Serena di sempre, un po’ fissata con i miei difetti fisici, perfezionista, con una soglia di attenzione a ciò che mi circonda fuori dal comune, con la testa perennemente tra le nuvole, persa nelle mie fantasticherie.

Facciamo un passo indietro. A vent’anni circa, hai iniziato la tua carriera d’attrice. A distanza di due decenni, che ricordo hai di quella ragazza?

Ero un’idealista, convinta che il mondo fosse sempre giusto, un luogo in cui i buoni vincono e i cattivi perdono. Devi immaginare una specie di fumetto, una bellissima creatura con la tempesta dentro. Un’estremista nei sentimenti e nella vita. Per me era tutto bianco o nero, le sfumature dei grigi nemmeno le consideravo.

In cosa sei rimasta esattamente uguale alla donna di vent’anni fa?

Nell’idea che ho dell’amore. Mi dicevano tutti che avrei cambiato opinione con la maturità. Si sbagliavano.

Recentemente, hai raccontato di aver deciso di smettere con il mestiere d’attrice. Dev’essere stata una scelta sofferta.

Come ogni scelta importante, è stata ponderata e soprattutto ha necessitato del suo tempo perché potessi elaborarla nella maniera meno dolorosa. Amavo follemente il set, la sua vita, persino i suoi odori. Purtroppo, però, nel tempo era diventato sempre più difficile, e quando mi sono resa conto che quel salto di qualità, per ragioni di varia natura, non lo avrei mai potuto fare, se non per un colpo di fortuna, ho dovuto valutare la realtà per quello che era e chiedermi se mi sarebbe andato bene per sempre. La risposta chiaramente è stata: “Assolutamente no!”. Ho imparato a desiderare il mio bene, e trascinare qualcosa che è finito non è mai bene. Quindi svolgo un meraviglioso lavoro di ufficio, mi sono reinventata, ho cercato lavoro come tutti, e ho dei colleghi e un capo fantastici.

Permettimi una piccola provocazione: non sarebbe stato più semplice naufragare in un’isola deserta o vivere sotto le telecamere della casa più spiata d’Italia e tentare così un rilancio?

Preferisco cercare di passare attraverso la “porta stretta”, perché la vita non è solo cullarsi nel proprio ego, ma curare anche il proprio spirito, e dentro di me sento che questa è stata la cosa giusta. Ciò non fa di me una santa, intendiamoci, ma solo un essere umano in cerca della propria pace. Per questo non critico assolutamente chi fa scelte diverse dalla mia, perché so che il libero arbitrio deve essere rispettato, come spero di essere rispettata io.

Ma veniamo al presente. Da qualche tempo, l’attività a cui ti dedichi è la pittura, che non è esattamente un ripiego, visto che è una passione che ti accompagna da sempre. Quando hai iniziato a dipingere?

A casa mia si dice: “necessità fa virtù”. Avevo tenuto per me questa passione, ma era fine a se stessa. Ho fatto diversi corsi di pittura ed ero sempre lì a scarabocchiare. Pensa, a scuola, mentre i professori spiegavano, io disegnavo corpi e volti in continuazione. Ad un certo punto, avevo bisogno di lavorare e produrre e così mi sono messa al servizio della gente. Infatti dipingo principalmente su commissione, cercando di accontentare i miei clienti per esigenze diverse, dall’arredamento ai regali personalizzati, ai matrimoni. Basta inviarmi una foto col soggetto, scegliere i colori e la grandezza della tela e il gioco è fatto. Funziona!

Parlami delle tue opere. Che pittrice è Serena?

Sono figlia della Pop Art, principalmente figurativa, dipingo utilizzando i colori acrilici su tele italiane di alta qualità. Sono una pittrice smart, dedicata al popolo, non certamente in cerca di gloria e di mostre al momento. Dico sempre che ‘arte è negli occhi di chi guarda e questo la racconta lunga su come la penso.

Sei stata un’attrice di successo, ora ti stai affermando come pittrice: sono due attività diverse, ma si tratta pur sempre d’arte. In quale ruolo ritrovi la tua vera essenza?

Sono stata un attrice popolare, ma non di successo, e ti garantisco che è diverso. E’ la sottile differenza che gli addetti ai lavori ben conoscono tra l’essere un “nome” ed un “nomino”. Rimane il fatto che io abbia messo tutta me stessa nel portare avanti i ruoli che mi venivano affidati, con dedizione al lavoro e la massima professionalità e che ad oggi rimane quello per cui so di essere nata. Nata per stare su quel maledetto set, nata per raccontare storie attraverso gli occhi, nata per recitare. Nei miei quadri esprimo proprio il desiderio di raccontare storie e trasmettere emozioni, dipingendo le mie donne nude e dedicando particolare attenzione agli occhi. La nudità è ciò che rimane, ci si spoglia anche di se stessi a volte e gli occhi sono il veicolo di ciò che abbiamo dentro. Ci sono molte persone che mi hanno fatto notare che spesso rappresento il mio volto o figure a me rassomiglianti. Forse è vero, non ne sono conscia, ma se così fosse si tratterebbe del racconto della mia vita su tela. Spero un giorno, tra molti anni, di osservare tutti i miei dipinti e di poter capire…

C’è un regista per cui metteresti in discussione la tua decisione e torneresti sul set?

Non un regista, ma un progetto per cui valga la pena. Un ruolo cucito addosso ed eventualmente una proposta concreta. Non potrei mai rifiutare qualcosa di bello, ma cercherei di trovare un accordo con l’azienda presso cui lavoro ogni giorno per poter poi tornare al mio normalissimo posto di lavoro una volta terminate le riprese.

Vorrei concludere questa intervista chiedendoti di raccontarmi un’esperienza off della tua vita.

Roma, 5 Giugno 2009. Ma questa è tutta un’altra storia…