Daniele Stefani: “Vi racconto l’amore smisurato per il nostro Paese “

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«Dopo tanti anni all’estero, dove ho portato in giro la nostra italianità, ho sentito il desiderio di tornare in patria e raccontare l’amore smisurato che ho percepito nei confronti del nostro popolo e del nostro Paese».

Star in Cile e America Latina, il cantautore milanese Daniele Stefani è tornato sul mercato discografico nazionale con Italiani, brano che celebra la nostra unicità e i tanti pregi che abbiamo.

Senza, però, dimenticare le contraddizioni e i limiti di un Paese che è sempre più difficile amare.

«Non potevo raccontarne solo i pregi, anche nei difetti siamo speciali» dice Daniele, di nuovo nelle radio a cinque anni di distanza dai singoli internazionali dei duetti con Ben V-Pierrot dei Curiosity Killed the Cat e con Alberto Plaza.

Nel frattempo si sono susseguiti concerti in Cile, Polonia e Canada, dove ha cantato l’inno nazionale all’Italian National Day. Ma soprattutto in questo lustro c’è stato il teatro con Cats in Cile e Con la testa e con il cuore si va ovunque nella nostra penisola.

«Il teatro mi ha rapito. Amo i suoi silenzi, l’attenzione del pubblico e le sfumature che ne derivano, oltre alla disciplina ed il rispetto per i ruoli di ogni persona del team. E’ un lavoro di squadra, ma questo, almeno per me, vale anche nella musica» commenta Daniele, che dopo oltre 10 anni ha scelto di collaborare nuovamente con Giuliano Boursier, suo mentore e produttore, e Music Ahead: «Una reunion importante, sia umanamente che a livello professionale».

Con loro pubblicherà, il prossimo anno, il suo nuovo album, del quale anticipa: «Mi piace definirlo un disco di quadri emozionali sulla vita. Con le esperienze arrivano nuove parole e quelle vissute in questi anni sono state forti. Rispetto ai miei lavori precedenti si parlerà un po’ meno d’amore inteso come amore di coppia. Più di amore universale nei confronti della vita, raccontando piccole finestre del quotidiano».

Quello che vedrà la luce nel 2019 sarà il quarto disco del cantautore, che ha scoperto la musica a cinque anni, attraverso la sorella. Lei suonava la chitarra e lui non ha saputo resistere: ha chiesto ai genitori di prendere delle lezioni. Da lì concorsi, il conservatorio, piano bar e piazze. In una parola: la gavetta.

«Oggi è stata quasi sostituita da talent e web – dichiara – ma, come dico sempre, girare il mondo mi ha fatto capire che questo non significa che non esistano altri spazi. Sono semplicemente meno visibili».

Nonostante sia giovane, ha già alle spalle 30 anni di carriera, ed è tempo di primi bilanci: «Di soddisfazioni ne ho avute tante: Sanremo, Festivalbar, Olympia di Parigi, grandi teatri e duetti. La più grande coincide con la difficoltà maggiore. Restare sempre in piedi, continuando a fare musica come ho sempre desiderato farla, senza snaturarmi e con la gioia di vivere quello che la vita mi stava regalando».

Da sempre curioso, amante dei viaggi e desideroso di conoscere e vivere altre culture, l’ex enfant prodige ha sempre mantenuto un forte senso di appartenenza alla sua patria.

«L’Italia – spiega – non è solo opera e bel canto, ma sicuramente le nostre radici sono quelle che apprezzano di più all’estero. Per questo mi sono sentito più Italiano fuori che dentro al nostro Paese e sono tornato per raccontarlo. Credo che soprattutto oggi, tempo in cui la musica è tutta molto veloce, valga la pena di scontrarsi con le difficoltà che ne derivano solo se si ha qualcosa da dire. In caso contrario, meglio stare fermi e non pubblicare nulla di nuovo».

Infine, confida il suo sogno nel cassetto: «Portare la mia italianità al Madison Square Garden».