Alla scoperta del romanzo ritrovato

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CC0 Creative Commons
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Pubblicato per la prima volta da Einaudi nel 1976, il romanzo di Nicola Pugliese, Malacqua – Quattro giorni di pioggia nella città di Napoli in attesa che si verifichi un accadimento straordinario – vive una nuova alba nel 2013 grazie alla ristampa dell’editore Tullio Pironti (151 pp, 11,90 euro).

L’opera giace sotto il nascondimento della polvere per tornare a brillare molti anni dopo, non solo in patria, ma recentemente finanche in terra anglosassone, dove viene tradotto da Shaun Whiteside ed editato come Malacqua: Four days of Rain in the City of Naples, Waiting for the Occurrence of an Extraordinary Event.

Malacqua è un viaggio all’interno delle membra umide nella città di Napoli. Quattro giorni di pioggia battente avvolgono, sino a vincolare, tutti gli equilibri della cittadinanza in un’atmosfera di attesa.  Il percorso è quello sinistro dell’elemento acquatico: un principio di vita evolve in sostanza di sospensione. È il cappio alla grande madre del sole, che nella contrazione, urta il cielo e raccoglie vittime. La città lacrima sulla vita degli abitanti, il pianto impatta su un asfalto distratto, penetra nel fondo della terra sino a fecondare un amalgama di fango fatale. Tutto a rendere caduca la presunta resistenza della materia cementante.

La volta è la carcassa di un ombrello torbido, privato della sua stoffa di protezione. La prima attrice della narrazione è la percezione dell’attesa, sul palco insieme alla speranza che la pioggia svanisca dietro le quinte. Un personaggio improvviso nell’interpretazione di un presagio: qualcosa deve accadere. E accade che il giornalista Andreoli Carlo diviene la voce di anime appese nella prepotenza dell’acqua; di coloro che non ce l’hanno fatta per il crollo in via Tasso e la voragine in via Aniello Falcone. I fatti prendono a muoversi nel pensiero del giornalista, a battagliarsi sulle righe di un articolo da confezionare sull’evento eccezionale, per poi rinnovarsi ancora nello sguardo su una realtà ormai fradicia.

Le gocce dal cielo scorrono sull’orlo di sagomature inconsapevoli per poi entrare nella creatura e giungere fino all’intimo più asciutto. Nel senso di attesa, ogni giorno ricorda l’altro e pertanto il secondo non può che essere equivalente al primo: asfitticamente bagnato. La sospensione si dilata nell’acqua e l’aspettativa è nel verso della fine: l’auspicio che tutto cessi e la luce trovi un pertugio per tornare a illuminare una Napoli ormai annegata.

In un luogo di rimando, la fantasia si mescola al diluvio per creare una favola realistica dove le bambole rumoreggiano sull’uomo. L’individuo per un tramite atmosferico entra in contatto con se stesso e sembra che questo accada per la prima volta. La pioggia disegna il principio di riflessione di una o cento esistenze che improvvisamente ripiegano nel profondo: la contemplazione di altre possibilità, diversi destini mai vagliati prima.

L’acqua descrive un abito scomodo e angusto: la stoffa urticante di un presagio. Il mare appare sempre più distante: che l’acqua estrometta l’acqua?

L’attesa e il presentimento scavano come la goccia. Una Napoli fine anni ’70 resta bagnata per quattro giorni; la grande madre partenopea immobile osserva scenari di vita e di morte: incontri carnali, onoranze funebri e cambiamenti di vita. L’esistenza si racchiude in una patina umida, ma mai così autentica.

Accadono gli amanti segreti, la disperazione per i morti provocati dalla pioggia, una ragazza che vuol compiersi donna e “una simpatica triste bambina sempre allegra”. La fanciulla che trascina la fiaba nella realtà e muta monetine in canzoni. Il tempo si estende nell’indugio; uno stato che l’acqua pone sotto la luce di una lampada a petrolio.

Nicola Pugliese, attraverso un romanzo di rara bellezza, e scritto in una prosa suggestiva quanto mordace, offre alla letteratura un’opera originale toccata da quell’incanto capace di fondere realtà e fantasia. Una narrazione in grado di approdare dentro il respiro dell’umanità per mostrarne i vezzi e le fragilità. E lo concede grazie a una sentinella d’onore: la grande madre partenopea.

Dalle pagine de il Wall Street Journal:

Un prodotto di immaginazione lirica, caustica e fantastica di una Napoli assediata da un diluvio biblico

Lo scrittore muore ad Avella nel 2013, luogo eletto nella persuasione di restare lontano dall’ambiente giornalistico e da qualsiasi circolo letterario.