Morgana, quando la femminilità forgia il ferro e scolpisce il marmo

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Lavora come un “maschiaccio”. Scolpisce il marmo, forgia il ferro, fonde il bronzo, piega la resina.

Il marmo va a cercarlo sulle Apuane, come faceva Michelangelo.

Sceglie i blocchi più grandi e meno perfetti, perché, dice, «certe imperfezioni naturali fanno già parte dell’opera che verrà fuori».

Eppure Morgana Orsetta Ghini, nata nel 1978 a Roma, è la quintessenza della femminilità. Non solo nella bellezza fisica, nei modi, nei pensieri, ma anche nelle tematiche artistiche.

Sin dai primi approcci all’arte gioca su un tema, che ha fatto suo, l’organo femminile, trasformandolo in forme armoniche dai significati profondi, ormai lontani dall’ideale modello.

Nel suo studio a Pietrasanta, un vecchio laboratorio del marmo, spiccano su tavoli e ripiani sculture in ceramica, marmo, ferro, resina. Piccole, grandi, lisce, trapunte di chiodi o spine di rosa incorporate, sembrano conchiglie assonnate, che aspettano di essere toccate e accarezzate. Sono invece ispirate alla vulva.

Come mai? «Una lunga storia. Quando, ragazzina, arrivavo in ritardo all’Accademia di Belle Arti a Roma, non trovavo posto e dovevo disegnare accosciata per terra sotto il bancone della modella, di cui vedevo solo quella parte del corpo».

E quella parte del corpo è diventato un soggetto che da iperrealistico si è evoluto in forme nuove e originali, quasi astratte. Ritratto di famiglia, Sempre vergine, Mi difendo come posso sono alcuni titoli, sotto cui si nascondono significati che vanno dalla fertilità femminile alla nascita della vita, dalla difesa contro la violenza (chiodi e spine) all’infibulazione, spesso simboleggiata da fili di ferro che penetrano forme lisce.

Come è nato il desiderio di diventare scultrice? «Dalle ore passate da bambina negli studi di artisti dove mi portava mia madre fotografa.  Vedevo, ad esempio, Pietro Consagra fare degli schizzi, che poi diventavano grandi sculture. Ho voluto farlo anch’io, sfidando il fatto di essere donna».

Dopo Roma ci sono stati gli studi all’Accademia di Carrara, un Erasmo a Tenerife, dove ha imparato a lavorare ferro, bronzo, metalli vari in vaste fonderie. Una carriera brillante tra Pietrasanta e Berlino.

L’amore per il monumentale, lo spazio, la pietra, la terra, l’acqua, sono per Morgana stimoli continui e forti. Emblematica la grande scultura in ferro Io. Sempre Lago di Molveno. #OP17 realizzata per il lago di Molveno nel Trentino. Il periodico svuotamento del lago per motivi di produzione di energia elettrica è stata l’occasione per lei di studiare il palpito della terra prosciugata e poi irrorata nuovamente. La forma del lago, ripresa in verticale, è diventata una scultura di ferro e acciaio alta otto metri, leggera e trasparente.

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Ma le sfide sono state anche altre. Così Mog si è messa alla prova con le forme minute: «Un giorno ho deciso di provarmi con l’oreficeria. Ho seguito un corso di dieci lezioni, ho lavorato sulla cera e ho creato gioielli».

Così nello studio pietrasantino c’è anche il banco da orefice, dove anelli, orecchini, braccialetti, collane, ripropongono in oro e argento le forme femminili “indiscrete”, come sono state definite, nelle più bizzarre fantasie.