Da quando, appena diciottenne, sono entrato nel meraviglioso mondo del Liberty, le sorprese non sono mai mancate. L’ultima meraviglia è passata davanti ai miei occhi quando una notifica del social fotografico Flickr ha attirato la mia attenzione. Le immagini, postate da Jonny D.J., mi hanno subito catturato per bellezza e inquadratura, l’alone di mistero e il fascino dei luoghi abbandonati. Ma, soprattutto, sono stati i colori caldi, le figure femminili degli affreschi Liberty a stimolare la mia ricerca per stabilirne la provenienza. Le fotografie, che non riportavano l’ubicazione del luogo in cui sono state scattate, mi hanno fatto pensare all’influenza toscana per quanto riguarda gli affreschi e a quella milanese per l’architettura. Una ipotesi che ha trovato conferma: erano gli affreschi di una villa abbandonata sulle colline toscane di fronte alla fattoria Le Caprine, in località Varna, a pochi minuti dal centro di Castelfiorentino. Villa dei Cipressi è il nome di questa dimora padronale immersa nel verde, sconosciuta ai più. Costruita dalla famiglia Betti e venduta ad un facoltoso inglese, il gioiellino Liberty, unico nella località di Varna e dintorni, era il dono di nozze del Podestà Betti per la nobildonna Anna Sani.
Una tesi, condivisa e sostenuta da altri studiosi di calibro, vuole che Galileo Chini nel 1905 insieme a Ludovico Tommasi, Domenico Trentacoste e altri critici abbia organizzato la Prima Esposizione d’Arte Toscana nei locali di Via della Colonna a Firenze decorati da Chini assieme ad Adolfo De Carolis, Salvino Tofanari, Giacomo Lolli e Ludovico Tommasi. Da qui il probabile incontro tra il podestà Betti e gli artisti Chini e De Carolis e la possibilità che Betti abbia dato l’incarico ai due artisti di affrescare il villino.
Tali considerazioni, insieme agli studi successivi, ai confronti tematici e stilistici, mi hanno permesso di ricondurre i lavori a Galileo Chini prima maniera, un protagonista dell’arte Liberty in Toscana e nome di rilievo internazionale. Gli affreschi principali della dimora, paragonati ad altri lavori tra pitture, ceramiche e disegni di Chini, confermano la sua mano e la stessa struttura compositiva non lascia dubbi. Alcuni volti femminili hanno una fisionomia simile a quelli dell’opera La Primavera dello stesso autore. Anche mettendo a confronto diverse opere e disegni del Repertorio Chini – in corso di censimento – se ne ricava lo stesso stile e la medesima raffigurazione della natura. Altre caratteristiche confermano la tesi e tutta l’opera merita una pubblicazione specifica. La composizione architettonica di inizi Novecento della villa e la manifattura degli affreschi consente di datare il lavoro tra il 1898 e il 1905.
Analizzando gli altri decori della dimora è stato possibile riconoscere anche la mano di Adolfo De Carolis per l’inconfondibile tratto dei fiori e dei petali agli angoli di alcune camere come quelli della celebre incisione Francesca da Rimini dello stesso autore.
E allora, come non pensare ad un museo e polo Liberty per un luogo del genere? Forse il momento è arrivato proprio con questa scoperta. La paternità di un’opera è sempre oggetto di differenti opinioni e contrasti fra studiosi, tuttavia vale la pena fare un passo indietro: nel 2012 alla vigilia della pubblicazione Romagna Liberty per i Tipi di Maggioli, avevo pubblicato la foto di villa Lydia in stile Art Déco a Viserba, attribuendo il maiolicato a lustro a Chini. Solo nel 2016 mi è stato possibile dimostrare con certezza l’attribuzione. Un bozzetto firmato da Chini con l’acquerello dei medesimi maiolicati per la villa riminese era esposto alla seconda edizione della Biennale del Disegno al Teatro Galli di Rimini. Anche per questo caso continuerò a cercare prove e documenti che possano convincere anche i più ostinati. Intanto, la dimora fiorentina affrescata da Chini è stata censita nel grande database di ITALIA LIBERTY tra le opere Liberty del Paese con l’obiettivo di trasformarla nel primo Museo del Liberty Italiano.