Quei Futuristi che amarono l’arte “antica” dell’incisione

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Enrico Prampolini, Primavera, 1916. Roma, Collezione privata
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Enrico Prampolini, Primavera, 1916. Roma, Collezione privata

Il Futurismo non finisce mai di stupire. E più passano gli anni e più appare chiara la straordinaria e dirompente importanza del movimento fondato da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909. Non a caso, da diverso tempo, si susseguono eventi, convegni, esposizioni, dibattiti dedicati alle varie sfaccettature di questa indimenticabile e imprescindibile avanguardia artistica.

In questi giorni, mentre è in corso alla Fondazione Prada di Milano la mostra Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: 1918-1943 e al Museo d’arte della provincia di Nuoro si analizza il rapporto tra le donne e il movimento, nella mostra L’elica e la luce. Le futuriste. 1912-1944, la Fondazione Carlo Ludovico Ragghianti di Lucca, con il sostegno della locale Fondazione Cassa di Risparmio, ha deciso di puntare l’attenzione sul rapporto tra il Futurismo e l’incisione.

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Un rapporto che, apparentemente, può sembrare un ossimoro. Appare, infatti, alquanto strano che i futuristi, cantori della velocità e della distruzione “del mondo vecchio”, si siano avvicinati ed abbiano usato per esprimersi uno strumento così lento, mediato, “passatista” come l’incisione.

Sull’argomento, poi, sembrava si fosse dato un giudizio definitivo, basti ricordare le parole lapidarie di una storica e critica dell’arte come Luciana Tabarroni Caravelli: “ben pochi esponenti di questo movimento si espressero attraverso la grafica”. La mancanza tra i tanti Manifesti di uno dedicato appositamente alle tecniche di stampa (anche se va segnalato il Manifesto dell’aerosilografia firmato da Renato Di Bosso nel 1941) e un’indubbia e conclamata propensione verso il colore del Futurismo non a caso definito “pitturocentrico” (come dimenticare le tele che “urlano” e in cui “squillano fanfare assordanti e trionfali”, così distanti dal secco bianco e nero della stampa), avevano, infine, convinto critici e studiosi che, al di là di sporadici casi, i futuristi si erano mantenuti distanti dalle tecniche di stampa.

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Roberto Iras Baldessari, Ballerina, 1919, Pisa, Gabinetto disegni e stampe dell’Università di Pisa, Museo della Grafica

Eppure, la risposta che dà la mostra Il segno dell’avanguardia. I futuristi e l’incisione, in corso nel complesso di San Micheletto a Lucca, è sorprendente. Divisa in tre sezioni  (Simbolismo, Prefuturismo e Futurismo), l’esposizione, curata da Francesco Parisi e Giorgio Marini, prende in esame un arco temporale molto ampio, dal 1885 al 1944, con 130 opere non solo di numi tutelari del Futurismo come Umberto Boccioni, Luigi Russolo, Fortunato Depero, ma anche di artisti che parteciparono solo per un periodo, o ne condivisero solo in parte, i dettami, come Carlo Carrà, Primo Conti, Giorgio Morandi, Mario Sironi, Ardengo Soffici, Lorenzo Viani.

Interessante e doverosa la sezione dedicata all’incisione nell’editoria futurista che ci ricorda, come fa notare Giacomo Coronelli, quanto il Futurismo sia stato allo stesso tempo movimento “di rottura e contemporaneamente di massa”, e proprio questa attenzione alla carta stampata contribuì, in parte inconsciamente, alla celebrità del movimento presso il grande pubblico.

Quindi, come scrivono nel catalogo di Silvana editoriale, Giorgio Tori e Paolo Bolpagni (rispettivamente presidente e direttore della Fondazione Ragghinati), se è vero che “nell’ambito delle moltissime esplorazioni del Futurismo, l’aspetto della produzione incisoria è stato finora oggetto di insufficiente attenzione, se non di sottovalutazione”, l’esposizione e i testi critici del catalogo dimostrano come gli esponenti del movimento “non disdegnarono affatto di praticare le tecniche tipografiche e calcografiche, prediligendo, in particolare, la xilografia e la linoleumgrafia” realizzando “una copiosa produzione meritevole di studio e riscoperta”. Speriamo che ciò avvenga.

Intanto, sino al 15 aprile, c’è questa ottima occasione per approfondire Il segno dell’avanguardia. I futuristi e l’incisione.