Abbiamo incontrato Francesca Barbi Marinetti, nipote di Filippo Tommaso Marinetti e figlia di Luce Marinetti (terzogenita di Marinetti), critica d’arte e curatrice di mostre, titolare dell’associazione D.d’ARTE e molto legata alle voci contemporanee grazie al clima che ha respirato in famiglia.
Quanto è attuale oggi il Futurismo?
Il Futurismo è una propensione ad amare ciò che è in arrivo: questa è la lezione più forte che ci ha lasciato Marinetti, ossia combattere quella tendenza umana a lasciarsi andare a un’attitudine distruttiva. Il Futurismo è attualissimo, legato a 360 gradi a tutte le declinazioni dell’arte: il forte comune denominatore del movimento era infatti la passione per l’incalzante divenire, la capacità di sporgersi in avanti, l’amore per il presente, che è già proteso a ciò che deve ancora accadere. Il Futurismo non è solo “piacere del nuovo”, ma anche un mettersi in discussione per poter cogliere i nuovi linguaggi e lo spirito della contemporaneità. Per questo è attualissimo.
Sua mamma, Luce Marinetti, fece uno straordinario lavoro per rilanciare il movimento in tutto il mondo…
Soprattutto a partire dagli anni 70. Lei sapeva entrare in empatia con le persone. Una qualità, questa, che, insieme a una vocazione per i nuovi linguaggi, le ha permesso di tenere alto l’orgoglio per l’eredità spirituale e culturale di Marinetti, incarnadola pienamente. Grazie a lei il Futurismo è “arrivato” negli USA, del resto già pronti ad accogliere questa avanguardia: moltissime opere di artisti come Carrà, Boccioni, Severini, Balla sono state acquistate da musei e collezionisti privati americani. L’Università di Yale alla fine degli anni ’70 acquisì quadri, documentazioni, manoscritti che andarono a formare quella che è attualmente un’importantissima collezione. Yale ha promosso eventi connessi al Futurismo, coinvolgendo docenti, studenti, intellettuali e mia madre se n’è occupata in prima persona.
E’ vero che sua mamma quando era piccolina “spiava” le riunioni di suo nonno con i Futuristi?
Casa Marinetti ospitava artisti di ogni tipo. Le serate futuriste naturalmente non erano cosa per bambini, anche perché avvenivano la sera tardi e per questo venivano mandati a dormire: hanno ricevuto un’educazione severa! Ma mia mamma trovava tutti i modi per sgattaiolare fuori e mettersi dietro a una tenda per “spiare” le riunioni di mio nnno con i futurusti: era un divertimento totale (praticamente le riunioni erano una simulazione delle serate futuriste) e credo che mio nonno lo sapesse e chiudesse un occhio!
Ci racconta un episodio off della sua famiglia?
Mio nonno, prima della sua partenza per la Russia, doveva ricevere un ospite importante e disse a mia mamma di correre a ordinare tre Martini: lei però, una volta arrivata al bar, si dimenticò il nome dell’ordinazione e, piuttosto che tornare indietro, ordinò al barista di preparare «per Sua Eccellenza Marinetti tre ”mincìc”»: praticamente un aperitivo inesistente, che si era inventata al momento! Il povero barista dovette comunque preparare questi tre ”mincìc”! Mia madre era fatta così: non sarebbe mai tornata indietro, in nessun senso!
Un’altra figura importante era quella di sua nonna, Benedetta Cappa: quanto sono stati rivoluzionari i futuristi in relazione alla figura della donna nel Futurismo?
Marinetti ebbe tante donne intorno a sé il suo fu un rapporto molto interessante con l’universo femminile. Le donne erano importantissime, la misoginia non apparteneva a quell’avanguardia: le donne hanno dato un contributo fondamentale a questo movimento. Secondo me il disprezzo della donna scritto nel Manifesto era relativo alle donne bisognose di attaccarsi a un ruolo. Benedetta magari era meno aggressiva di altre, era un’intellettuale raffinata, aveva una visione cosmica, si avvicinava di più a Prampolini e diede apporti fondamentali al Futurismo, si pensi al Tattilismo, una scoperta fortissima per l’arte contemporanea, si pensi all’arte che diventa più materica e va al di là della visione, quindi Benedetta fu fondamentale. La misoginia c’era, ma molti futuristi non l’avevano visto di buon occhio, che aveva assorbito le sue attenzioni
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