Lavinia Fontana, quella “pontificia pittrice” richiestissima in tutta Europa

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Lavinia Fontana, Bianca degli Utili Maselli, con un cane e circondata da sei dei suoi figli, 1614 ca, olio su tela, 133,5x99 cm, fonte Sotheby´s Lavinia Fontana [Public domain], via Wikimedia Commons
Lavinia Fontana, Bianca degli Utili Maselli, con un cane e circondata da sei dei suoi figli, 1614 ca, olio su tela, 133,5x99 cm, fonte Sotheby´s Lavinia Fontana [Public domain], via Wikimedia Commons
Lavinia Fontana, Autoritratto nello studio, firmato e datato 1579
Lavinia Fontana, Autoritratto nello studio, firmato e datato 1579

La chiamavano “la Pontificia pittrice” per l’intensa attività per papa Gregorio XIII e il suo entourage. Tutta casa e chiesa, Lavinia Fontana (Bologna 1552-Roma 1614) è l’opposto della spregiudicata Artemisia Gentileschi, nata circa quarant’anni dopo di lei.

Figlia di Prospero Fontana, pittore inserito nell’élite artistica e politica bolognese, papale e medicea, ha un destino progettato e costruito tra le mura domestiche: apprendistato nel ben fornito studio del padre, amico di personaggi del calibro di Vasari e Giambologna.

Matrimonio a venticinque anni con Giovan Paolo Zappi, un mediocre pittore, che, conscio di dover lasciare spazio alla carriera della moglie, si limiterà a fare il sarto dei costumi delle modelle. Undici figli dal 1578 al 1595, tre maschi sopravvissuti. Una continua produzione, assillante, sfiancante, di ritratti, pale d’altare, soggetti mitologici. Opere in parte rimaste, un buon numero presentato nella mostra bolognese del 1994, altre perdute o non rintracciate.

Tipica pittrice cristiana non tanto per i soggetti, ma per la sua aderenza ai dettami di controriforma, è la prima donna ad avere commissioni di opere pubbliche a destinazione sacra e profana, come nel 1583 la pala di Santa Maria Assunta di Ponte Santo per la cappella del magistrato nel palazzo Comunale della città.

Esordisce a Bologna guardando agli esempi paterni, aggiornati sulla pittura di Sofonisba Anguissola, irrobustiti dal realismo di Bartolomeo Passerotti e di altri artisti veneti, nordici, emiliani. C’è pure il toscano Bronzino.

Lavinia Fontana, Portrait of Ginevra Aldrovandi Hercolani as Widow Oil on canvas, 115 x 90 cm Walters Art Museum, Baltimore
Lavinia Fontana, Ritratto di Ginevra Aldrovandi Hercolani come vedova, olio su tela, 115 x 90 cm Walters Art Museum, Baltimora

Bravissima nei ritratti, che rispondono alle esigenze di una committenza sofisticata. Le signore, anzi “le dame”, come scrive lo storico settecentesco Lanzi, la ammiravano, e volevano essere effigiate da lei, perché sapeva dipingere bene pizzi, gioielli e “gale”.

L’Autoritratto alla spinetta con la fantesca del 1577 e l’Autoritratto nello studio del 1579 ne svelano il volto e gli interessi. Il primo, una tela di piccole dimensioni, conservata all’Accademia Nazionale di San Luca di Roma, firmata “Lavinia virgo Prosperi Fontanae” è il più antico giunto sino a noi. In procinto di sposarsi (lo farà in febbraio dello stesso anno) Lavinia si ritrae alla spinetta, in un interno dal sapore fiammingo, il cavalletto sullo sfondo.  Elegante nel suo abito rosso, camicia con colletto di pizzo, ha lo sguardo fiero delle nuove donne in carriera, istruite secondo le regole del Cortegiano di Baldassarre Castiglione. “Timorata di Dio e di onestissima vita e di belli costumi” l’aveva descritta il pittore Orazio Samacchini in una lettera al futuro marito, cui era destinato questo ritrattino, che gli era “piaciuto asai”.

Il secondo, di due anni successivo, un olio su rame di soli 15,7 cm, oggi nel Corridoio Vasariano degli Uffizi, la mostra nel suo studio, mentre sta disegnando, tra oggetti d’arte e anticaglie. Firmato con i due cognomi “Fontana” e del marito “Zappi”, era stato eseguito per il domenicano spagnolo Alfonso Ciaconio, che voleva metterlo accanto all’Anguissola e darlo alle stampe insieme a quelli di “500 huomini e donne illustri”.

Lavinia è già celebre. Pronta a tessere una complessa rete di relazioni, che la porteranno nel 1603-1604 a Roma, dove si imporrà come una delle più importanti pittrici del secolo, protetta dal papa e ricercata da tutta Europa.