In scena “Il giocatore” di Dostoevskij con una rievocazione…amletica

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Il Giocatore, foto FSqueglia
Il Giocatore, Ph. Francesco Squeglia
Il Giocatore, Ph. Francesco Squeglia

Quando si entra in sala, in proscenio, sono evidenti due scrittoi, posizionati simmetricamente e funzionali al gioco teatrale. Gabriele Russo, regista de Il giocatore, ha scelto di metter in scena subito una linea guida che caratterizza l’adattamento curato da Vitaliano Trevisan del romanzo omonimo di Fëdor Dostoevskij. Con l’apertura di sipario si scoprono le prime carte di uno spettacolo che rispetta l’originale vivacizzandolo con riferimenti all’oggi.

Si potrebbe dire, in generale, che non è mai semplice trasporre sullo schermo o sul palco un romanzo e forse ciò è maggiormente vero quando si tratta di classici russi, che richiederebbero (stando all’immaginario) una certa pomposità nell’allestimento. Qui gli abiti (Chiara Aversano) e alcuni elementi scenici richiamano il tempo, ma non li si recepisce mai come anacronistici, proprio in linea col “male” sempiterno che viene messo a tema: il gioco d’azzardo.

Tocca al croupier (Alessio Piazza) aprire le danze con «rien ne va plus, les jeux sont faits!». È lui a posare sullo scrittoio di destra una clessidra (che nel secondo atto sarà su quello di sinistra), pronta a scandire il tempo teatrale e quello simbolico: in fondo i nostri protagonisti sono nelle mani del gioco e del caso, chi più direttamente, giocando in prima persona, chi prendendo delle decisioni conseguenti a una manche andata male.

Trevisan, in questa versione, dà parola allo stesso autore rendendolo personaggio – essendo dedito anch’egli al gioco – con Aleksej Ivànovic (il narratore del romanzo) che ne diventa l’alter ego in letteratura e ora in teatro. Daniele Russo è bravissimo nel vestire questi doppi panni, così come Camilla Semino Favro rende perfettamente i colori delle sue due donne. Anna Grigor’evna Snitkina è servizievole e creativa mentre supporta Dostoevskij nella stesura de Il giocatore (ha avuto meno di un mese per stilarlo per via del contratto con l’editore-creditore Stellovskij); Polina Aleksàndrovna è, d’altro canto, altera e al contempo fragile. I personaggi di questo testo si palesano, inizialmente, come il coro di Aleksej-Dostoevskij; la loro posizione e il disegno luci (Salvatore Palladino) non vogliono farli afferrare subito allo spettatore (presentandosi in penombra, quasi fossero delle figure fantasmatiche), anche perché per lo stesso autore non sono ancora palpabili quando comincia a tratteggiarli. I doppi binari della narrazione si intersecano continuamente passandosi la palla.

Il Giocatore, Ph. Francesco Squeglia
Il Giocatore, Ph. Francesco Squeglia

Pian piano, proprio come accade pagina dopo pagina, Aleksej, Polina, il vecchio generale  (Marcello Romolo) innamorato della giovane francese (la sciantosa Blanche interpretata da Martina Galletta), il ricco inglese Mr. Astley (Alfredo Angelici) e il marchese francese De Grieux (Sebastiano Gavasso) prendono vita sulle tavole del palcoscenico. Il ritmo e il gioco diventano ancora più incalzanti nella seconda parte con l’arrivo dell’anziana nonnina Antonida Vasil’evna (Paola Sambo), di cui tutti aspettavano l’eredità per risollevarsi dai debiti.

«Siamo tutti in attesa», ascoltiamo nel corso dei primi minuti e questa sensazione tornerà ciclicamente alla fine. Degna di interesse è la lettura che Russo e i suoi attori danno di questo classico. In particolare Daniele Russo, che a tratti, rievoca la “follia” di Amleto:  tramite la sua figura e quella della nonna il pubblico percepisce come il confine fra il  il controllo sul gioco e controllo sulla vita sia sottilissimo. Tutti i personaggi sono intrappolati nella ruota della roulette a Roulettenburg (e simbolica diventa anche la sedia a rotelle), città fittizia situata in Germania.

Fa sorridere, tenendo conto della data di stesura del romanzo (1866), come già allora ci fosse un affresco delle peculiarità delle popolazioni europee; con l’attualizzazione del testo, le battute (e gli accenti, volutamente rimarcati, con Aleksej che fa il verso al marchese) strappano ancor più sorrisi – per citarne una: Aleksej afferma: «accumulare denaro è un’abitudine tutta occidentale». All’uomo, infatti, è affidata la denuncia del sistema sociale, più attento alla forma, pronto a sacrificare i sentimenti. Il resto è da gustare in platea, visti anche i toni da farsa: si sorride per poi esser costretti a fare i conti col sapore amaro.

Il Giocatore è in scena al Teatro Franco Parenti di Milano fino a domenica 4 febbraio per poi proseguire in tournée fino a marzo.

Lo spettacolo ha inaugurato un vero e proprio Percorso Dostoevskij, pensato dal Parenti, e che vedrà in cartellone La confessione – Il capitolo censurato dei Demoni (dal 7 al 18 febbraio), Il topo del sottosuolo – Una storia di ozio e depravazione verso ‘Delitto e castigo’ (dal 27 febbraio al 4 marzo) e Delitto e castigo – Una discesa agli inferi tra lucidità e follia (dal 16 febbraio al 4 marzo).