
La pianista Martina Mollo e la violinista Caterina Bianco si sono incontrate tra i banchi del conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli.
«Ci siamo conosciute – raccontano – in classe di armonia e da lì non ci siamo più separate. Tra il concerto di Prokofiev e le trascrizioni dei lied di Barber per violino e pianoforte, ci siamo rese conto che avevamo voglia di esplorare la musica sempre più a fondo. Studiando, abbiamo cominciato a scrivere insieme».
E’ il 2012 quando diventano a tutti gli effetti un duo, PMS, acronimo che sta per Pre-Menstrual Syndrome, scelto per gioco ma anche perché «ci sembrava che evocasse un senso di libertà e la volontà di essere fedeli a noi stesse il più possibile, anche accettando i lati più scomodi e meno piacevoli».
Accomunate da un’educazione musicale classica, insieme si sono allontanate dal background di partenza per virare verso un linguaggio originale, contaminato dalle influenze più disparate, dalla musica popolare al jazz manouche, dal dark al rock, dalle canzoni dei Subsonica e Niccolò Fabi al sound europeo di Radiohead, Sigur Ròs e Bjork.
«Ogni cosa che ascoltiamo in qualche modo rimane dentro di noi e viene fuori nella nostra musica senza che neanche ce ne accorgiamo», dicono le giovani musiciste.
I brani della prima fase compositiva sono stati raccolti nell’ep Pre-Menstrual Syndrome, a cui ha fatto seguito Di giallo e grigio, un lavoro con il quale Martina e Caterina presentano in modo definitivo, forte e consapevole, la propria proposta. Creato in poco più di otto mesi, pubblicato da AreaLive e arricchito dal contributo di Ernesto Nobili e Salvio Vassallo, il disco è un’originale sintesi di modern-classical e neofolk, musica da camera ed elettronica melodica.

«Quest’album nasce da un bellissimo lavoro di squadra e dalla scommessa di Davide Mastropaolo, produttore esecutivo, di fare un disco coraggioso, che desse spazio a entrambi i lati di questo progetto, quello cantautoriale e quello strumentale. È stato costruito letteralmente insieme ad Ernesto Nobili, che ha curato la produzione artistica», dicono le PMS.
C’è un rapporto di continuità tra il loro primo ep e l’album d’esordio, ma anche differenze:
«Siamo diverse noi. Alla soglia dei trent’anni ci troviamo in un’età in cui ci si definisce come persone, e anche pochi mesi possono cambiare tanto il proprio modo di sentire e di pensare».
Il duo partenopeo ha all’attivo numerose esperienze trasversali: dalla collaborazione con nomi storici del dark partenopeo (Argine, Ethereal Dark Orchestra, Ashram), al jazz e al folk (gli storici ‘E Zezi, Rua Port’Alba, Quartieri Jazz, Foremare) fino al teatro (Antonella Morea, Gianni De Feo) e al rock (Sula Ventrebianco). Ma il percorso non è stato privo di ostacoli:
Le difficoltà non mancano mai, e non soltanto nella musica. Avere trent’anni oggi significa dover sgomitare per trovare il proprio posto nel mondo e dover fare tanti sacrifici, qualsiasi strada si intraprenda. Il sacrificio è una parte importante della costruzione di una vita, ma bisogna farlo con coscienza. Noi abbiamo la fortuna di esercitare una professione che abbiamo scelto e che amiamo tantissimo, e questo ci rende persone felici.
Meglio ancora riuscire ad esercitare questa professione in totale libertà: «Sarebbe bello riuscire a vivere soltanto della nostra musica, senza dover fare compromessi con il “mondo reale”».