A vederle oggi, a ventisette anni dalla prematura morte, le tavole di Alberto Simioni sorprendono per la loro straordinaria freschezza e vivacità, per la plastica morbidezza delle forme e per l’immediata leggibilità dell’insieme. Lo si capisce bene sfogliando la raccolta di storie dello strampalato cow boy Gigitex che la casa editrice ferrarese Festina Lente ha dato alle stampe in questi giorni. Più si sfogliano le pagine e si leggono le storie e le immagini, più prende uno strano magone per ciò che il fumetto italiano ha perso.
Alberto Simioni se n’è andato il 21 febbraio 1990, a soli trentotto anni, portato via da un fottuto male. Proprio nel momento in cui stavano arrivando le prime consacrazioni. Simioni, infatti, dopo una lunga gavetta nei periodici cattolici per ragazzi come Piccolo Missionario e il Messaggero dei Ragazzi, era approdato a Il Giornalino. Sul noto settimanale delle Edizioni Paoline videro nuova pubblicazione alcune storie del biondo Gigitex. Si tratta di racconti brevi ben orchestrati, con almeno due livelli di lettura e in cui c’è spazio anche per piccole ma efficaci pillole storiche interessanti e per niente pedanti, come nella migliore tradizione di certo fumetto, soprattutto di ambito cattolico, che aveva tra i suoi scopi, oltre all’intrattenimento, la formazione del giovane lettore.
Gigitex si muove in un West surreale e scanzonato, in cui ci si può imbattere in personaggi come il bandito Joe Testa Lucida, il becchino Nerone, il baro Johnny Briscola, il capo indiano Becco D’Anatra, la squaw Pentola Tornita e lo sciamano Asino Cornuto.
Un West di jacovittiana memoria, ma che ha una personalità a se stante. Infatti, come spiega bene nella sua postfazione l’ottimo Giuseppe Pollicelli, uno dei pochi (veri) esperti di fumetto in Italia, sono molte le influenze che Simioni, dopo averle profondamente metabolizzate, personalizza e omaggia nelle sue tavole come il potente Giorgio Cavazzano e il suo maestro Carlo Peroni, oltre al francesissimo Albert Uderzo.
Il volume Il West di Gigitex (che forse meritava un titolo leggermente diverso proprio perché Gigitex, in alcune storie, si trasforma diventando, ad esempio, il pingue Gigifat e “viaggiando” nel tempo e nello spazio) raccoglie le storie uscite tra il 1982 e il 1988 ed è stato curato da Franco Carrara, che ci ha raccontato: «Ero studente alle medie quando ho saputo che vicino a casa mia, a Breganze, viveva Alberto, giovane professore d’inglese e fumettista. In quegli anni io e mio fratello gemello Antonio auto producevamo albetti che vendevamo con un porta a porta nel quartiere. Conosciuto Simioni, diventammo ben presto i coloristi delle storie di Gigitex. Mansione ricoperta, in precedenza, dalla sorella di Alberto, Giustina, e dalla moglie Loreta. La sua scomparsa fu un duro colpo. Per ricordarlo organizzai una mostra esponendo per intero “Il ritorno di Zorro” la sua ultima storia disegnata».
Da quella volta, Carrara non si è mai fermato. Dopo una serie di esposizioni, l’anno scorso, sempre a Breganze (in provincia di Vicenza), è riuscito a far dedicare ad Alberto Simioni un parco. Oggi i bambini giocano tra le gigantografie delle figure dei suoi personaggi. E ora c’è questo volume, a cui speriamo ne seguano altri, per una (ri)pubblicazione di tutta la sua opera. Sarebbe doveroso per ricordare, al mondo distratto e senza memoria del fumetto e dare finalmente ad Alberto Simioni il posto che merita nella storia della nona arte italiana. Una posto di tutto rispetto.